Attualità

Vronesi tra quotidianità e mistero

Veronesi

Ricevo da Francesca Veronesi un’opera prima, o quasi, L’altro volto della morte, e come è mia abitudine non manco di farle avere le mie osservazioni.  Cominciando col notare che ci vuole un bel coraggio a esordire con un malloppo di quasi 800 pagine. Esaminando il contenuto, mi pare che per la maggior parte la Veronesi entri nella media, cioè in quel cazzeggiare tra i giovani dei nostri giorni, qui affidati a due amiche inseparabili, Adriel e Hawah, che si scambiano confidenze, amori, ricordi di famiglia, storie di padri e madri che o le perseguitano o le amano troppo, o che tra loro hanno rapporti burrascosi, o invece ben lubrificati. E poi ci sono gli amori, che le due si scambiano, o si fanno confidenze, stabilendo una specie di punteggio sulle prestazioni dei compagni.  E tante altre cose che riguardano la nostra esistenza quotidiana, come la consumiamo per le strade o nei vari locali e ritrovi e negozi. Insomma, tutta merce comune e risaputa, che tuttavia, ammettiamolo, la nostra Veronesi agita con qualche sapienza.  Ma poi si rende conto anche lei che questo terreno comune è una morta gora da cui bisogna emergere, e allora scatta l’altra componente. Le due, oltre a misurarsi a colpi di banale quotidianità hanno anche una vita misteriosa in cui leggono testi sacri o frequentano santoni. E insomma il volto della morte agitato nel titolo fa la sua comparsa, ma in misura incerta, e quasi a singhiozzo. Per cui direi che a una prossima prova la nostra Veronesi deve decidere a quale delle due muse affidarsi,   a un’ordinaria cronaca di  vicende dell’oggi o  a una raffinata trama di presene di un universo del mistero e dell’aldilà. Ovviamente          questa seconda alternativa sarebbe più originale, ma più difficile da praticare.

Francesca Veronesi, L’altro volto della morte, Albatros, pp. 791, euro 22,50.

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