Letteratura

Arone chi fa provare davvero Meraviglia

Finalmente Einaudi stile libero ha fatto centro, con Vioa Ardone, Grande meraviglia. Al solito non so nulla dei trascorsi di questa autrice, ma l’opera ora in libreria presenta un quadro efficace di come si vive in un manicomio, pardon, in una casa di recupero, dove è costretta a soggiornare una ragazza a nome Elba, per una strana matrice di sapore tedesco che trova la base nel nome della madre Mutti, di cui non si sa niente, se viva o morta, comunque scomparsa e ora fatta oggetto di un rimpianto impotente da parte dell’internata, costretta a vivere appunto in una casa per infermi mentali, di cui traccia un quadro perverso, che certo non stentiamo a credere,. Vi comanda un inflessibile Colavolpe pronto a condannare ad ogni sgarro delle detenute. La Nostra, per poter compiere un gesto di protesta, è costretta a raccogliere le cicche semispente di fumate abusive, e soffiando su di esse riesce a produrre un incendio distruttivo, Nella sua depressa solitudine è pronta a farsi carico di disgraziate come lei o più di lei, in un quadro che mi ricorda un esito brillante ottenuto da un controverso Antonio Moresco, cui si deve riconoscere un riuscito ritratto di un Don Chisciotte dei nostri giorni, che proprio come Elba esercita attività liberatorie e taumaturgiche tra i povero condannati a una infernale segregazione. Il limite di questa prova della Ardone sta nella sua stessa efficacia, capisce che non può reggere a lungo in quelle manifestazioni di violento disagio psichico, e allora va alla ricerca di un qualche altro protagonista, trovato in un dottore che porta il cognome ingannevole di Meraviglia, unica nota stonata per la confusione tra nome proprio e sostantivo generico, Ma certo il dottor Meraviglia sa suscitare sentimenti di questo genere se lo andiamo a prendere in epoche differenti della sua esistenza, Questa infatti un’altra risorsa cui la Ardone si affida per dare movimento alla sua vicenda, che diversamente risulterebbe troppo statica e monotona, Così di questo terapeuta, assai più benefico e ben disposto verso i suoi assistiti di quanto fosse il Colavolpe degli inizi, assistiamo a varie fasi di vita, intento in particolare a confezionarsi un brodetto di pesce con prodotti di scarto per concedersi una specie di cena finale, di congedo dalla vita. Forse, diciamolo pure, le ripartizioni di questa vicenda sono troppe e non sempre giustificate, ma i suoni, e soprattutto i sapori, le note esistenziali che sanno rendere ne fanno un resoconto efficace, nettamente superiore alla media dei romanzetti che ci assediano.

Viola Ardone, Grande Meraviglia, Einaudi stile libero, pp. 297, euro 18.

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