Letteratura

Brugnoli fa stile

   Ricevo da Gian Primo Brugnoli quella che, se ben capisco, è la sia prima prova di narrativa a vasto respiro, Cronachetta infame dal Giardino San Leonardo e vi scopro un fatto ben raro in questi giorni, cioè  il preciso intento di fare stile, quando i narratori di oggi mirano a filare via diritto imitando lo stile dei teleromanzi o dei talk show. Lui invece ostenta un linguaggio volutamente putrido che quasi non trova eco negli annali del Novecento, o forse solo in Céline, non in Gadda, dato che, a differenza di lui, Brugnoli non fa mai entrare in gioco un livello autorevole e pieno  di  commiserazione nei confronti dei bassi esercizi su cui indaga. Forse bisogna indietreggiare fino a Teofilo Folengo e al suo stile volutamente maccheronico, il tutto reso ancor più interessante, per un bolognese come me, dal fatto che questo tuffo nei fatti più infami dell’esistenza è situato in giardinetti di comune frequentazione. Magari, come sempre, di fronte a queste prove estreme ci si può chiedere cui prodest, e se per caso, sotto il velame dei versi strani, non si profili una realtà troppo prevedibile, ma in ogni caso bisogna dare lode al nostro autore per il coraggio di cui dà prova per l’impegno che mette nella sua traduzione magari di fatti quotidiani in versioni viscide, miserabili, ripugnanti, di cui gli va dato merito.

Gian Primo Brugnoli, Cronachetta infame dal giardino San Leonardo, Caracò editore, pp. 293, euro 15.

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