Attualità

Dom. 16-2-20 (Conte)

Naturalmente l’argomento del giorno è la politica irritante di Matteo Renzi, la sfida continua alla maggioranza di governo, anche se in definitiva l’opinione di tutti è che egli non voglia spingere il gioco fino al punto di provocare una crisi di governo. Per un partitino come il suo l’andare ad elezioni sarebbe una morte sicura. E neppure gli altri ci vogliono andare, quindi staranno tutti ben attenti a non superare una certa soglia nelle dispute. Del resto, lo dicevo già in un precedente domenicale, che male ci sarebbe se il Parlamento, in nome della sua sovranità, bocciasse quanto il ministro della giustizia Bonafede sta combinando attorno alla prescrizione? Forse che il governo non può andare “sotto”, se non c’è nessuno che ne ricavi le conseguenze andando a rassegnare le dimissioni a Mattarella? Certo, l’IV dovrebbe rinunciare a chiedere la sfiducia di Bonafede, che sarebbe come voler togliere la pietra di sostegno di un intero edificio. Ma se evitando il ricorso a un simile atto estremo ci fosse semplicemente il rifiuto di una riforma pasticciata col voto delle opposizioni, che male ci sarebbe? Se poi andiamo a vedere il vero fine renziano, questo non si limita a cercare un maggiore grado di visibilità, pretesa quasi infantile se il rischio è di far crollare l’intero castello di carte. Il vero obiettivo è Conte e una sua possibile sostituzione al vertice del governo. E anche in questo caso che male ci sarebbe? Non dovremmo farla finita di lodare ad ogni passo questo Conte, accorto e prudente a non fare passi falsi, per esempio a difendere tutti i torti del passato regime per non scontentare i Pentastellati, a loro volta protesi a difendere certi atti compiuti quando erano al governo con Salvini? Un Conte che appunto tutela con cura il provvedimento Bonafede passato col precedente governo, e si guarda bene dall’intervenire sui trattati di cosiddetta sicurezza. Insomma, timido, incerto, con un unico merito indiscutibile, di avere messo alla gogna Salvini obbligandolo a uscire di pista, ma per il resto, solo un abile temporeggiatore, che il Pd non osa mettere in discussione, anche se è il simbolo tangibile della mancanza di discontinuità tra il regime giallo-verde e il giallo-rosso che è venuto a sostituirlo. Non ci sarebbe forse uno scatto di energia a sostituire Conte con Draghi o con Gualtieri? Ma Renzi lo può insinuare da battitore libero, sapendosi però sotto copertura per il fatto che i due partner maggiori di lui non vogliono andare ad elezioni. E loro come la pensano? I Pentastellati sarebbero disposti a fare a meno di Conte, e Zingaretti a insidiare quella specie di architrave sfidando i partner di maggioranza? Che poi su Renzi fiocchino da tutte le parti accuse, contumelie, beffe, la cosa ovviamente rattrista un suo ex-sostenitore come me, e vi scorgo anche l’amaro destino di un’Italia sempre pronta a trafiggere chi, bene o male, ha tentato di cambiare le cose. Ieri Craxi, oggi Renzi.

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