Arte

La nuova Pesa

E’ in atto un’attività lodevole volta a rendere il merito dovuto alle gallerie d’arte private che tra anni 60 e 70 del secolo scorso hanno retto il peso di sostenere il lavoro degli artisti, con mostre e soprattutto acquisti, in un periodo di quasi-latenza di enti pubblici, C’era la Gnam di Roma, le mostre strappate con le unghie da Franco Farina a Ferrara, Palazzo dei Diamanti, e quella che Carlo Arturo Quintavalle riusciva a realizzare negli spazi dell’Università di Parma, confidando sia nel suo ruolo accademico sia nell’appoggio che gli veniva dai genitori, ben noti soprintendenti. A Roma, in quel periodo, spiccava La Nuova Pesa dei Fratelli Alfio e Alvaro Marchini, persone che stavano a mezza strada tra una agiatezza da costruttori edili e una fede di sinistra, molto vicina al PCI e alle sue scelte  appunto in materia di  arti visive. Viene quindi opportuna la rassegna ora dedicata a quell’impresa, a cura di uno squadrone di critici romani e in una sede prestigiosa come l’Accademia di San Luca. Per tutto un decennio la Nuova Pesa ha fornito un generoso panorama dei tipici Maestri del primo Novecento, come i vari Balla, De Pisis, Carrà, Soffici, compresi alcuni ospiti stranieri, da Picasso a Braque, Gris, Magritte, e un occhio di riguardo  per la seconda Scuola romana dei Mafai, Raphael, Cagli, Pirandello, fino a potersi vantare di una bellissima serie di disegni di Scipione. Fin qui, la cultura visiva italiana procedeva a ranghi compatti, senza troppe differenze tra destra e sinistra, ma proprio verso la fine dei Cinquabta ci fu la spaccatura malaugurata, la sinistra ufficiale del Pci prese la strada di quello che un rappresentante dell’altra sponda come Achille Perilli avrebbe tracciato di nazional-surrealismo, e allora in mostra comparivano i Vespignani, Guccione, Gianquinto, Mattia. Ci fu anche uno spaccatura tra i critici romani con un Crispolti, fin lì all’avanguardia, che aderì a questo versante di nuova figurazione, mentre Calvesi salvava l’anima optando per le novità provenienti dagli USA, con la Pop Art in prima fila. Frattanto, per decesso dei titolari, si chiudeva la prima fase della Nuova Pesa, e partiva una seconda, a cui vorrei applicare un’accoppiata a me carissima, parlando di una Nuova-nuova Pesa, gestita dalla figlia di Alfio, Simona, equamente divisa tra il culto per il padre e invece l’avvertenza che i tempi nuovi chiedevano altri protagonisti. Ci fu quindi un totale cambiamento di presenze, anche se i muri rimanevano gli stessi, di un appartamento vecchiotto, a pochi passi da Piazza del Popolo. ma protagonisti erano proprio due tra i più intraprendenti e originali rappresentanti di quel gruppo forse troppo numeroso che, proprio alle soglie tra i Settanta e gli Ottanta io stavo per battezzare come Nuovi-nuovi, tra cui, appunto,  spiccavano Felice Levini e Giuseppe Salvatori, che sono divenuti le anime, gli ispiratori di quella seconda vita della Nuova Pesa, esercitando un ruolo decisivo nella scelta di chi esporre, ovviamente in pieno accordo con la nuova padrona di casa, Simona Marchini, anche se sempre più attratta dalla sua vocazione di attrice di teatro. Ci fu dunque un cambio totale d’aria, comparvero i grandi e caratteristici nomi di una nuova ondata di sperimentalismo che correva nel nostro Paese e anche all’estero, in quelle stanze comparvero così, cito un po’ alla rinfusa,  Scialoja, Accardi, Castellani,  Kounellis, De Dominicis, Salvo,  Vettor Pisani, Icaro, Garutti, Maurizio Mochetti, e anche stranieri di grande reputazione,  come Shirin Neshat e Rebecca Horn, Non solo, ma Salvatori rese la Galleria anche sede di raduni mensili, di una specie di rivista parlata affacciata su tutti i problemi, compresa la letteratura. Perfino io personalmente ho partecipato a questo provvido programma, venendo inviato più volte a questa rassegna a parlare di letteratura, e perfino a tenere nella Galleria  una  mia mostra di tempere. Insomma, un  destino del tutto rinnovato che pone la Nuova Pesa nel numero ristretto degli spazi a conduzione privata che conducono i giochi della sperimentazione e dell’attualità nel nostro Paese.

Una storia dell’arte. I Marchini, tra impegno e passione,  a cura di Fabio Benzi, Arnaldo Colasanti, Gianni Dessì, Flavia Matitti, Italo Tomassoni, Accademia di San Luca, fino al 22 aprile, catalogo autoedito.

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