Attualità

L’ultimo romanzo della Santacroce

Magnificat Amour

Ricevo con gratificanti espressioni di stila l’ultimo prodotto di Isabella Santacroce, Magnificat Ampour, che mi riporta ai felici anni di gloria di RicercaRE, dove a dominare, per la prima volta nelle vicende letterarie della storia patria, erano le donne, con  Silvia Ballestra e Rossana Campo a fare da apripista, anticipando l’arrivo dei maschi, subito seguite da Simona Vinci e appunto dalla Santacroce, all’inizio forse troppa compresa della sua parte, in un maledettismo estremo. Ma poi era venuta articolandosi e ci aveva dato due capolavori estremi con VA18, Vietato Anni 18, e Amorino, perfette prove di cinismo sadico, di deliziosa crudeltà mista a misure da aggraziato minuetto. Ora appunto ricevo questo ponderoso Magnificat Amour, dove devo dire che mi affanno a rintracciare i pregi appena detti, l’asse centrale del racconto sta nel rapporto tra due cugine, Lucrezia e Antonia, di cui la prima si fa carico di tutto il cinismo, sadismo, intolleranza ereditati dai due capolavori precedenti, mentre Antonia è la vittima designata, sottoposta a ogni possibile ferita e offesa, lei brutta nel volto, con un naso adunco, impacciata nel sesso, quasi a uno sato nullo quanto ad affetti e relazioni, a confronto della fantasmagoria di rapporti liberi, sfrontati, scatenati che le oppone la parente. Questo l’asse portante del romanzo, come un magnete che attira attorno  sé mille particelle, schegge, spunti di cui è difficile dare un conto disteso, e forse sarebbe pure inutile, fino a sfiorare, diciamolo pure, un qualche grado di noia. A rompere questo rischio di monotonia bifocale ci sono altre voci, tra cui quella stessa dell’autrice, Isabella, non so bene in quale veste e con quale ruolo. In sostanza questo romanzo soffre di una certa incontenibile bulimia, forse la Santaroce se vuole continuare sulla via dei capolavori deve imporsi qualche cura dimagrante, e invece accrescere un coefficiente di leggibilità di quell’ingrediente importante, anche nel suo caso, che è la trama, il disegno, anche se, nel suo caso,  deve essere giustamente delittuoso, compiacentemente efferato.

Isabella Santacroce, Magnificat Amour, il Saggiatore, pp. 485, euro 19.

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