Attualità

Risposte che mancano

Niente da fare, devo continuare ad aggirami attorno ai dossier incalzanti cui ho dato i miei contributi negli ultimi tempi, caso mai posso conquistare un qualche aspetto innovativo cercando di trarne dei quesiti che attendono risposta.
Sul fronte di Monsignor Galantino e dei suoi attacchi all’intero universo per una scarsa assistenza recata ai poveri invasori dal mare, tanto giusti se rivolti alle sciagurate invettive del capo della Lega, vorrei però che questi fossero preceduti dalla attestazione di aver adempiuto a una propria parte, così come un qualunque giocatore deve mettere sul tavolo la sua posta se vuole stare al gioco del poker. La Chiesa, sia nel suo territorio di diretta spettanza, la Città del Vaticano, sia nelle sue istituzioni sul nostro suolo, quanti di questi emigranti ha sistemato? Se il numero è congruo e sostanzioso, allora Galantino infligga pure le sue reprimende che diventano giustificate. Però mi è capitato di assistere in un programma televisivo a una interrogazione rivolta a padri superiori e responsabili di seminari e conventi dove questi con eleganza, ma facendo muro hanno risposto che no, le loro strutture sono già occupate e dunque non disponibili per ulteriori accoglienze. Inoltre, come alto rappresentante del clero italiano, l’arzillo e loquace Galantino non avrebbe forse dovuto sommessamente far presente al Papa quanto sia sconveniente e ingombrante per il nostro Paese l’aver promosso un Anno santo nel bel mezzo dei guai senza fine che schiacciano Roma capitale?
Altra risposta che si vorrebbe, e proprio sul fronte degli immigranti e la loro sorte, una volta che abbiano avuto la ventura di approdare incolumi su qualche lembo di suolo europeo. Sulla carta, si dovrebbe procedere alla discriminazione tra chi ha avuto valide ragioni per emigrare, provenendo da Paesi sconvolti da guerre e rivoluzioni, Siria, Iraq eccetera, e chi invece è sbarcato sulle nostre coste alla ricerca di una vita migliore. Questi ultimi, una volta identificati, in teoria dovrebbero essere rimpatriati. Ma questo rimpatrio avviene davvero, e dove mai questi disgraziati, che si sono bruciati alle spalle ogni base, possono essere ricondotti? Non è quasi come rimetterli in balia delle onde da cui invano hanno cercato di salvarsi?
Infine, in questo Monsignor Galantino ha ragione, sembra che la politica, in tutti i territori dell’Eurozona, affronti solo il problema di come sistemare chi ce la fa ad arrivare sulle nostre coste, ma il problema, politico, militare, logistico prioritario non è forse quello di fermare l’esodo?. Così come per chi soffra di crisi digestive e intestinali il primo scopo è quello di impedirgli di ingurgitare nuovo cibo, dando il tempo necessario per smaltire quello già ingoiato. Ho già detto più volte che a tale scopo mi pare che ci sia solo da giocare la carta del contenimento, del rinvio delle barche a terra, del far giungere insomma un forte messaggio che il mare non si varca più, che le folle degli espatrianti si rassegnino a ritornare, con ogni mezzo, alle case abbandonate, o ad centri di accoglienza che forse è possibile istituire su suolo africano, in attesa di possibilità più organiche e meglio organizzate di espatrio.

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