Letteratura

Un efficace ritorno dal bosco

Ricevo e commento con piacere un romanzo di Maddalena Vaglio Tanet, di cui credo costituisca l’opera prima, almeno a livello narrativo, Tornare dal bosco. Finalmente un titolo appropriato, a differenza di quelli forniti per i loro recenti romanzi da due autori di grido quali Ammaniti e Covacich, quanto mai vaghi e polivalenti. In questo caso mi viene in mente il capolavoro giovanile di Goffredo Parise, il ragazzo morto e le comete, un esito che forse in seguito lo scrittore veneto non è più riuscito a superare. Se si vuole, siamo in un mondo alquanto risaputo e scontato di degrado rurale, di miseria, lontananza dal benessere in cui sono immerse le varie famiglie che appaiono nella vicenda, mentre il progresso, rappresentato da una Torno che si staglia molto lontano, è una meta chimerica da raggiungere, del resto i vari protagonisti non si lasciano tentare da quel miraggio, restano aderenti al carattere socialmente dimesso in cui vivono, col bosco a fornire una meta di fuga, o di evasioni venatorie o per la raccolta di primizie vegetali. I protagonisti sono tutti fuggiaschi per colpe proprie o altrui. Forse il numero uno è Silvia, attempata docente di basso conio, però attaccata al suo dovere, ma rimasta sconvolta per non aver saputo prevenire il suicidio di Giovanna, adolescente che si dà la morte perché inseguita da una condanna dei genitori. Qui in particolare i maschi ci fanno in genere una brutta figura, mentre le donne sono più caritatevoli e comprensive. Silvia, dunque, si isola nel bosco, come auto-punizione per non aver saputo proteggere quella sua amata allieva. Riceve soltanto la visita di un terzo protagonista, Martino, anche lui misero e derelitto, non tanto per stato sociale, ma per la presenza di una malattia organica che lo perseguita fin da piccolo, ma lo rende tanto ricettivo verso gli altri, a cominciare dalla reclusa nel bosco, Silvia, di cui si fa carico andando a fornirle il poco cibo che le consente di tirare avanti, in      quel suo stato di esilio accettato appunto con spirito punitivo. Ci sono ovviamente le ricerche degli adulti, dei normali, che scorrono gli anfratti del bosco alla ricerca della maestra sparita, ma è chiaro che non la possono vedere, essa è come una visione che compare solo a chi ha anime pure, verginali, come in definitiva è proprio il debole, sofferente, ma tenace Martino. E alla fine egli ha partita vinta, convince la reclusa a non insistere nella sua flagellazione, noi oggi diremmo che la persuade a interrompere una sorta di digiuno autoinflitto, e dunque Silvia rientra nel consorzio umano, ovvero il titolo stesso, Tornare dal bosco, assume un significato positivo.

Maddalena Vaglio Tanet, Tornare dal bosco, Marsilio, pp. 247, euro 17.

Standard