Attualità

Dom. 6-6-21 (ciclismo)

Tra i lavori pesanti che i giovani italiani non hanno più voglia di fare pare che ci sia anche il ciclismo, come dimostra la classifica dell’ultimo Giro d’Italia. E’ vero che c’è un italiano, Damiano Caruso, assiso al secondo posto, ma se poi scorriamo l’elenco dei primi dieci, non vi troviamo più un altro italiano. Invece un tempo eravamo buoni fornitori di atleti in questo mestiere senza dubbio faticoso, ma considerato preferibile a mansioni ben più modeste e mal retribuite, come fare i garzoni per consegne a domicilio di qualche emporio, o i manovali di officine e industrie. Anche se lontana era la prospettiva di divenire campioni o campionissimi, meglio comunque fermarsi al grado di gregario, con una paga, un vitto, una assistenza comunque preferibili a quanto questi poveri figli del popolo potevano attendersi da compiti più dozzinali. Oggi anche i gregari hanno un trattamento di lusso, rispetto al destino dei loro predecessori, ma questo non vale a rendere appetibile un lavoro del genere. Mentre vi si adattano ben volentieri i nuovi poveri, che vengono per esempio dai Paesi del Sud America, come la Colombia, o da quelli dell’ex-Jugoslavia. Un destino simile al nostro riguarda la Francia, non so più da quanti anni non ci sia più un francese capace di vincere il Tour, del resto anche tra di noi non si vede all’orizzonte un candidato a vincere una qualche edizione del Giro, se si eccettua proprio lo stesso Caruso. E’ vero che ci sono eccezioni, per esempio un Paese avanzato come la Gran Bretagna, forse ancor più di noi, produce validi campioni, ma in definitiva sono proprio le eccezioni che proverbialmente confermano una specie di regola sociale.

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