Arte

Una valida mostra di COBRA

Carlo Terrosi è un personaggio eccezionale, ha creato un’associazione che, sotto le sigle Boart e Lo specchio di Dioniso, fornisce la curatela a decine di musei e di biblioteche sparsi in tutto il Paese, con l’unica eccezione della città dove vive, Bologna, in base al detto “nemo profeta in patria”. Si è anche associato nella conduzione della sua impresa un critico dei migliori della nuova generazione, Pasquale Fameli, Attualmente entrambi firmano una mostra molto intrigante in uno dei loro feudi, a Terni. La rassegna è dedicata a COBRA, un acrostico già di per sé carico di violenza aggressiva, costituito dalle capitali delle città di provenienza di questi artisti, la Copenaghen di Asger Jorn, la Bruxelles di Coneille e di Alechinski, la Amsterdam di Appel. La mostra è di sole opere grafiche, mi auguro che la coppia congiunta riesca a darci da qualche parte una rassegna con dipinti. Comunque già così la mostra suscita in me i migliori ricordi dei miei vent’anni, quando sotto la guida di Francesco Arcangeli eravamo risaliti all’”Art autre” di Michel Tapiè e all’Informale di cui veniva data la prima teorizzazione, subito accompagnata dalla pratica. Infatti bastava andare a Parigi, Rive Gauche, Galérie Stadler, per vedere raccolti tutti i Cobra, assieme ai casi migliori di informale nostrano, e anche statunitense, in un momento in cui New York non aveva ancora strappato alla Ville Lumière un ruolo primario, come sarebbe avvenuto poco dopo,. Io mi recavo in devoto pellegrinaggio in quello spazio sacro, dove accanto ai Cobra, e soprattutto al duo Dubuffet-Fautrier, c’era anche qualche italiano, tra cui in primo luogo un aggressivo Mattia Moreni, che alloggiava addirittura a Montmartre, in una vecchia sede del Moulin Rouge, ma che poi si sarebbe rovinato la piazza portando via le donne ad alcuni compagni di cordata, costretto pertanto a rientrare dalle nostre parti, anche per scelta spontanea. In fondo, si può seguire l’ordine dell’acrostico anche per un criterio di importanza, infatti il danese Jasger Jorn era il numero uno, per aggressività e ampiezza di interventi, che ne facevano anche un valido ceramista. Poi veniva la coppia belga, di un Corneille, che è stato l’unico da me visitato di persona, durante la sua e mia residenza parigina, e un Alechinski che vidi in piena gloria, nei primi anni ’60, quando si scommetteva che sarebbe stato l’erede di Picasso. Ciò non è avvenuto, mi pare che questo artista sia rientrato un po’ nell’ombra, mentre è sempre rimasto violento e quasi feroce l’olandese della compagnia, Karel Appel, il più carico di intensità cromatica, che si manifesta anche negli elaborati grafici. Merito di questa rassegna è la completezza delle presenze, infatti proprio il patron Terrosi si occupa in particolare di Christian Dotrémont, un grafico per eccellenza, a gara con Henri Michaux, pronubo dei Lettristi e di ogni altro fenomeno affine. E ci sono anche presenze marginali, ma pur sempre legittime e significative, quali Atlan, Ubac. Constant. Insomma, una mostra da far circolare, e da offrire come premessa di qualcosa di più corposo e definitivo.
COBRA dalla materia al segno, a cura di Carlo Terrosi e Pasquale Fameli, Caos, Centro Arti Grafiche Siri, Terni.

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