Letteratura

Ben tornata, Licia

Il mio atteggiamento verso la Bononia narratrixè sdoppiato, senza dubbio non do mai buoni responsi per il collettivo Wu Ming, per l’oriundo sardo Fois, e per la Avallone, viceversa sono pieno di rispetto e quasi sempre di consenso per Enrico Brizzi, Simona Vinci, Grazia Verasani, non per nulla apparsi a RicercaRE, ai quali è giusto aggiungere Licia Giaquinto, anche se non è appartenuta  a quella eletta schiera. Ma quado è uscito, nel 2007, il suo Cuore di nebbiagli ho rivolto il massimo elogio che poteva provenire di me, giudicandolo nella trama all’altezza del capofila di quella squadra, Niccolò Ammaniti, Poi la Giaquinto si è allontanata da quel racconto, tutto ispirato proprio alle nostre nebbie padane, ritrovando un richiamo delle origini, spostando i suoi interessi versi un Meridione favoloso, terra di briganti e di leggende. Anche in questo capitolo si è distinta con esiti notevoli che ancora una volta ho approvato. Sono però molto contento che abbia deciso di riproporre proprio Cuore di nebbia. Non so bene se e quanto abbia mutato rispetto alla versione originale, ma le componenti positive ci sono tutte, a cominciare dalla catena di eventi che si succedono senza tregua, costituendo una sorta di ronde, non già dell’amour, come vorrebbe la tradizione, ma della haine, con protagonisti che si odiano, tramano l’uno contro l’altro. Il pregio di questa vicenda sta proprio nell’essere spartita tra tanti protagonisti, che ricorrono a turno, chiamati di volta in volta in scena, per far procedere un palmo più avanti le loro trame oscure, colpevoli, delittuose, mosse da motivi sessuali, di mariti stanchi delle mogli o viceversa, con inserimento anche di amori omosessuali. E poi c’è la questione dell’interesse, di disputarsi eredità, averi, poderi. Questo modo di procedere meriterebbe di essere accompagnato da una ben articolata serie di dramatis personae, per non perdere il filo di continuità delle varie vicende, ma Licia rimedia con una opportuna invenzione, numerando ciascuna delle entrate in scena dei suoi protagonisti, così il lettore può seguirne le imprese, nel loro inesorabile procedere verso la catastrofe, che in definitiva viene a colpire senza distinzione i buoni e i cattivi, ammesso che ci sia davvero qualche esponente della prima categoria. E naturalmente c’è un gran finale, quando un manipolo di questi eroi negativi si trova congiunto dal tentativo di ciascuno di loro di ordire una insidia fatale e finale a un proprio partner. La scena si ingarbuglia, tanto da chiedere al lettore un supplemento di acume per districare la catena dei fatti. Ben tornata, comunque, cara Licia, tra le tue e le nostre nebbie padane, vorrei che non le abbandonassi nelle tue prossime prove, ma beninteso sarai tu a decidere da quale scaturigine vorrai andare a pescare le tue storie così ben congegnate,

Licia Giaquinto, Cuori di nebbia, Edizioni Terrarossa, pp. 201, euro 15,90.

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