Attualità

Domenicale 8-11-15

Nel Domenicale di oggi intendo riservare una noticina al segretario nazionale del Psi, Nencini, esortandolo a sciogliere il suo partito, destinato a raggranellare percentuali di voto da “ prefisso telefonico”, come si dice. Non arriva a intendere che ormai la nobile causa della socialdemocrazia nel nostro Paese è ampiamente sostenuta dal Pd di Renzi? E dunque, converrebbe confluire totalmente in esso, aiutandone il leader a difendersi dagli attacchi di una sinistra di vecchio stile, ancora sentimentalmente legata a Berlinguer, quello stesso uomo politico che aveva contribuito ad affondare il progetto alternativo, e autenticamente socialdemocatico, nonostante gli indubbi errori e limiti, coltivato da Craxi. Ormai questa realtà storica si afferma, proprio sulle pagine dell’”Unità” allineata sul nuovo corso. Fra l’altro, non si capisce perché Nencini si ostini a predicare che bisogna apportare alcune modifiche all’Italicum. In quale senso? Se il Psi in formato autonomista avesse qualche speranza di raggiungere qualche consistente decimale di voto, potrebbe chiedere di abbassare la soglia percentuale che ammette l’ingresso in parlamento di una forza politica, ma il Psi nell’attuale stato è lontanissimo da una speranza del genere, e dunque non gli serve nulla predicare il ritorno ai blocchi di alleanze, o un ulteriore abbassamento delle soglie di ammissione. Meglio dunque esortare i residui simpatizzanti della causa socialdemocratica, come lo scrivente, a sostenere compatti il Pd nelle prossime scadenze elettorali, punto e basta.
Passando ad altro dossier, negli incontri di Otto e mezzo condotti quotidianamente dalla Gruber ha trovato conferma che ormai il titolo di gufo numero uno ad honorem spetta al vice-direttore dell’”Espresso” Marco da Milano. Purtroppo spesso e volentieri la conduttrice, rinunciando al ruolo di attenta e imparziale moderatrice per lo più sostenuto, ormai in diverse occasioni gli dà man forte. L’altro giorno insieme hanno aggredito Manuela Repetti, compagna di Bondi, rea come il quasi consorte di aver abbandonato il ceppo berlusconiano, senza confluire tout court nel Pd, ma arrestandosi nella casella intermedia dei senatori indipendenti. In fondo il popolo della sinistra dovrebbe rallegrarsi ogni volta che una pecorella pentita contribuisce a smantellare l’ice-berg del berlusconismo affrettandone la fine, invece si manifesta la barbara usanza di inveire contro questi transfughi, supponendo in loro tutte le colpe possibili, come se fossero stati comprati a qualche mercato, o si fossero astutamente riposizionati per salire al prossimo turno sul carro del vincitore. Non si ammette la possibilità di un autentico ripensamento e critica del passato, anche se agli ideali di questo si era profondamente aderito. Nell’ironica e beffarda contestazione di questo mutamento di segno politico il Di Marco scatenato è giunto a imputare alla Repetti, però ferma e lucida nell’autodifesa, di aver osato entrare nel partito di Bersani, il che non è avvenuto, ma soprattutto e prima ancora il Pd non è più il partito di Bersani, almeno da quando il suo erede Cuperlo ha perso la gara delle primarie contro Renzi, e in ogni caso Bersani dimostra saggezza politica, mantiene una linea corretta di opposizione interna, lontana dagli attacchi giustizialisti di sedicenti compagni di via, magari più adatti a fiancheggiare il fronte della nascente Sinistra e a chiudersi, assieme ad essa, in una sacca di ininfluenza.
Infine, passando ancora ad altro dossier, registro un motivo di soddisfazione, mi pare di capire che le forze dell’Unione europea, anche e soprattutto a livello militare-navale, stanno adottando l’unica linea contro gli scafisti e le loro brutali manovre che in queste pagine io stesso auspicavo, stabilire cioè un cordone di vigilanza ai limiti delle acque territoriali con la Libia per impedire che le misere imbarcazioni rivolte a praticare questa nuova tratta di schiavi riescano a superarlo. Tornino indietro, o assistano allo smantellamento dei loro gommoni o pescherecci, a patto ovviamente di mettere in salvo il misero carico umano che trasportano.

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