Letteratura

Giovenale e la prosa in prosa

Ho ricevuto con molto piacere un volumetto di Marco Giovenale, Statue linee, in cui dimostra di non aver per nulla abbandonato la sua principale invenzione, denominata Prosa in prosa, con cui ha animato, assieme ad alcuni colleghi, tante edizioni di RicercaBO. Per carità, sarebbe ingiusto legarlo a filo doppio a quella sua proposta, Giovenale è multiforme, e non solo per quanto lo riguarda, ma per tante scoperte di talenti poetici, tutti di specie sperimentale, non necessariamente applicatori della sua formula di base, rispetto alla quale lui stesso è talvolta pronto a evadere, per saggiare altre strade creative, Ma appunto, non dimentica la sua invenzione principale, o quanto meno in questo minuto libretto la pratica con convinzione. Come presentarla? Ci sarebbe una via maestra, quella di riferirsi alla fin troppo nota tecnica surrealista ideata da Breton, del cadavre exquis, venuta fuori al primo giro di quel gioco da camera, che magari noi stessi abbiano praticato tante volte, consistente nello scrivere, da parte di uno dei partecipanti, una frase su un foglio di carta, poi nascondendola, e invitando un secondo partecipante ad aggiungere a sua volta una qualche scritta, piegandola anche lui. Alle fine, si srotola, e ci si delizia per tanti interventi di una libera, solleticante, aberrante gratuità. In quel caso fondamentale, emersero due parole, il cadavre subito definito exquis, a cui tutti applaudirono, osservando che non si poteva ottenere un esito più sorprendentemente divaricato. Ma forse un esempio più pertinente lo si può ricavare dal mondo dell’enigmistica, e in particolare da quello stratagemma denominato “questo l’ho fatto io”, dove si offre una prima frase, allo scoperto, invitando il lettore ad andare avanti per conto suo, Naturalmente Giovenale queste varie tecniche le applica allo scoperto, ricorrendo per primo alle sue provocazioni, ma lo fa con impegno, infilzando nel suo spiedo tante pungenti, flagranti e fragranti osservazioni, che se inseguite con qualche logica o pretesa di verosimiglianza non verrebbero fuori. E dunque, si evita assolutamente il “poetichese”, ma si coglie l’essenza stessa della poesia, una concentrazione di effetti impensati, imprevedibili, sorprendenti.

Marco Giovenale, Statue linee, Collana Glossa, pp. 131, euro 12

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