Letteratura

Mazzucco, dopo la tragedia e il limbo, il vaudeville

Einaudi rimanda in libreria un romanzo di Melania Mazzucco, “Sei come sei”, di appena due anni fa, allora sfuggito alla mia attenzione, mentre ora l’occasione mi induce a fare rapidamente il punto sulle mie reazioni di fronte a questa notevole scrittrice. Alla comparsa di “Vita”, 2003, salutata addirittura dal riporto del Premio Strega, non fui molto in sintonia, temo di averle dedicato un “pollice verso” sull’”Immaginazione”, mi disturbava l’incursione volontaristica nel passato, che costringeva l’autrice a valersi di stereotipi non sperimentati di persona. Una pregiudiziale che poi ha cessato di pesare nei confronti dei successivi “Un giorno perfetto” e “Limbo”, da me accolti, del resto in linea con l’unanime consenso della critica, con due convinti “pollici recti”, proprio perché la Mazzucco in quelle narrazioni compie una full immersion nel presente, sapendovi navigare con maestria, piena cognizione di causa, elastico e plastico adattamento, anche nei cambi di sede, che nel caso di “Limbo” prevedono anche un’avventura a contatto con le nostre truppe impegnate ben lungi dal patrio suolo. La lunga notte dello sterminio di una buona e brava famiglia romana assumeva i toni della tragedia, mentre, per autodefinizione, l’avventura della brava soldatessa, alle prese con guai patiti in casa e all’estero, era una vicenda sospesa tra il bene e il male, o appunto un limbo. Devo anche ricordare che nel frattempo la Mazzucco si è pure dimostrata esperta biografa e ricostruttrice del destino di grandi artisti, dedicando corretti ed esaurienti profili al Tintoretto e ai suoi familiari Ma veniamo ora a questo suo ultimo prodotto, che continuando in un ricorso ai generi, si dovrebbe collocare all’insegna di una certa leggerezza caratterizzata da uno happy hand, e dunque, né tragedia né limbo, ma diciamo vaudeville, se non proprio paradiso. Comunque, per fortuna, si tratta di una vicenda tutta al presente, a sperimentare i crucci, i problemi, le ambiguità dei nostri giorni, una cosa insomma da collocare sotto quanto pongo all’insegna di un neo-neorealismo ritrovato, senza peralteo poter fare una inclusione di diritto nella fortunata schiera dei miei autori anni Novanta e di RicercaRE, in quanto più sprezzanti e temerari nella scrittura, mentre la nostra procede con passo calmo e sicuro, pur danzando anch’essa sull’orlo del baratro. Come succede proprio alla protagonista di questa storia, Eva Gagliardi, deliziosa teen-ager che si ritrova a vivere a Milano, mal tollerata sia dalla famiglia dei parenti che la ospitano, sia dai compagnucci di scuola, che la trovano spigolosa, urtante, doti ribelli neppure compensate da qualche grazia o sex-appeal, il che rende pugnaci nei suoi confronti i ragazzi che le stanno accanto. Uno di questi, che forse potrebbe comprenderla e intrattenere con lei un rapporto d’affetto, per timidezza appare invece il più scontroso, tanto da meritarsi una brusca reazione della ragazzina, che gli dà uno spintone facendolo precipitare sotto il convoglio di una metropolitana in arrivo. Siamo dunque davanti alla tragedia, alla vicenda “nera”? Così possiamo ritenere, d’accordo con la protagonista, che fugge nella notte, tentando di raggiungere uno dei suoi due padri. Sì, perché poco alla volta, attraverso abili flash black, lì per lì ardui da collegare, scopriamo che è figlia di due padri, Christian e Giose, felicemente conviventi, però desiderosi di avere una prole malgrado tutto, e appunto la Mazzucco adempie al compito di attenta cronista dei nostri giorni spiegandoci come si fa a procurarsi un figlio senza madre. I due sono in grado di eiaculare, e di pagarsi un utero in affitto. Poi, sempre a spizzichi e a bocconi, veniamo a sapere che uno dei due padri, Christian, lo stesso che ha dato il suo nome a Eva, muore in un incidente stradale, ma i due superstiti si stringono in un amore ancor più forte, mantenendo un atteggiamento di sfida contro i tanti benpensanti che li circondano, a cominciare da parenti diffidenti, che non intendono capire, giustificare. Divertenti sono le avventure randagie e scombinate della strana coppia, che però alla fine, come in un ben organizzato gioco dell’oca, tornano alla casella di partenza, dove, miracolo! apprendiamo che il ragazzo precipitato sotto il vagone del metro non è morto, come la ragazza in fuga aveva creduto, ma se l’è cavata solo con una gamba rotta, e forse sia nell’aggressione brutale che il giovane aveva inflitto alla compagna, sia nella reazione selvaggia di lei, stavano i segni contradditori di una possibile liaison in fieri. E dunque, come detto, almeno questa volta la Mazzucco ha deciso di chiudere con tocco leggero mettendo le cose a posto.
M. Mazzucco, Sei come sei, Einaudi, pp. 255, euro 12.

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