Attualità

Dom. 17-7-22 (Draghi)

Naturalmente io  sono dei tanti che si augurano che Draghi receda dalla decisione di dimettersi e riprenda il suo pur faticoso e ingrato compito di presidente del consiglio.  La sua pretesa di non perdere nella maggioranza i Pentastellati è alquanto incomprensibile, se non per via psicologica, forse davvero ha tentato di persuadere qualcuno (Grillo?) a togliergli di mezzo Conte, così si spiegherebbe quella insolita telefonata compiuta al Prado, appartandosi da una riunione ufficiale. D’altra parte proprio la scissione operata da Di Maio gli darebbe l’alibi giusto, non ci sono più  quei Pentastellati con cui aveva sancito il sacro patto del loro imbarco, a questo punto una metà se n’è andata con la nuova compagnia. E’ allucinante pensare a quanto succederebbe se davvero Draghi se ne andasse, l’unica soluzione sarebbe un governo di tecnici, ma ci vorrebbero mesi di manovre per farlo. Quanto al grido della Meloni di andare subito alle elezioni, come si fa se non abbiamo neppure una legge elettorale sicura, e lo stabilirla sarà un’impresa non da poco. Speriamo dunque che, con una ferma assistenza di Mattarella, il premier receda,  riprenda il pur tormentoso cammino portandolo fino alle elezioni del prossimo anno. E dovrebbe essere compito di tutti i partiti aiutarlo su questa strada, per esempio i miei compagni di partito del Pd dovrebbero sospendere le pur legittime richieste di uno ius scholaee di una legittimazione della cannabis, facendone un punto di forza della sinistra nella prossima campagna elettorale. Per Draghi non vedo altra soluzione legittima che non sia il karaoke con Mattarella alla presidenza della Repubblica.

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