Attualità

Domenicale 16-10-16 (Corriere)

Naturalmente il tema del giorno non può non continuare ad essere l’incombente referendum. A proposito del quale peccano di ipocrisia o di inutile buonismo coloro che invitano a sottovalutarlo, a tenere il senso della misura, a non creare inutilmente un clima di tensione e di scontro. tra questi c’è stato addirittura Fontana, il direttore del “Corriere”, e anche un suo fondista di riguardo come Polito. Di fatto, non ci si batte per nulla attorno alla questione referendaria. Se così fosse, se si potesse mantenere un clima pacifico e collaborativo, sarebbero giuste e pertinenti le osservazioni che mettono in luce talune difficoltà della legge, e la necessità di formulare meglio certi passaggi. Ma inutile far finta di niente, la vera posta in gioco è la sopravvivenza o meno di Renzi, in cui si individua la carta che è venuta a scombussolare i giochi quali si sono tenuti nel nostro Paese lungo interi decenni, per cui è ridicola l’accusa, magari avanzata anche a fin di bene, dallo stesso Napolitano, circa l’errore tattico che il capo del governo avrebbe commesso nel porsi al centro del dibattito, Del tutto inutile che ora tenti di fare un passo indietro, è lui la vera posta, e appunto chi finge di non capirlo commette quanto meno un errore di ingenuità. Siamo di fronte a un evento che si potrebbe definire addirittura rivoluzionario, come di simili se ne sono verificati pochi nella nostra storia precedente. Ci sono due battaglie in corso, entrambe per cercare di sbalzare di sella quel cavallo dinamico corrispondente all’avvento di Renzi. Una di queste battaglie avviene in casa al Pd, e si combatte tra gli eredi del postcomunismo, i vari D’Alema, Cuperlo, Bersani, lasciamo perdere le sfumature che li distinguono, ma sono tutti accomunati dalla consapevolezza di essere gli eredi di una situazione che ha dominato dal dopoguerra la sinistra, e che ha schiacciato sotto il suo pesante tallone la socialdemocrazia, tenendola tutt’al più in posizione di inferiorità. Il che ha impedito di conseguenza alla sinistra di andare al governo, da noi, come invece formazioni più o meno socialdemocratiche hanno potuto farlo nel maggiori Paesi dell’Occidente, USA, Inghilterra, Francia, Germania. Anche da noi la sinistra è riuscita ad andare al governo, ma con leader balzati fuori non dall’ortodossia postcomunista, come Prodi e ora Renzi. E c’era riuscito pure Craxi, seppure impedito di fare blocco col Pci per l’ostilità preconcetta che questo nutriva contro la rivolta di quell’infimo sottoposto che osava ribellarsi contro il padrone, obbligando di conseguenza Craxi a rifugiarsi nelle braccia stritolanti della Dc. Ora trovo che siano del tutto insensati i figli di Bettino a non capire che il fronte del sì è il vendicatore del loro padre. Dall’altra parte, la reazione è in gran parte simile, ovvero il blocco di centro-destra, erede della DC, assiste stupito, irato, sconvolto nel vedere che gli si leva contro una formazione non più facilmente contenibile, come avveniva col fronte postcomunista, cui bastava gettare nelle fauci qualche contentino, qualche consociativismo, ma non tale da scalfire il predominio della conservazione. Ora la sinistra, avendo imboccato il giusto sentiero della moderazione, fa sul serio, corrode ai fianchi il blocco abituato a una propria comoda egemonia, e dunque bisogna stroncare sul nascere quella insidia, Renzi deve cadere, dopodichè c’è speranza di tornare ai tempi di prima.

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