Letteratura

Ballestra: non si vive di solo pane

Su Silvia Balestra rischia di pesare una infausta sindrome che colpisce autori salutati da troppo successo alle loro prime uscite, tanto da spingere commentatori malevoli ad affermare che, in seguito, è restato per loro un triste destino di ripetersi, di darsi a un variantismo non molto creativo. Una condanna del genere è stata lanciata a Moravia per l’”en plein” realizzato al primo colpo stendendo “Gli indifferenti”, a Goffredo Parise per il suo perfetto “Ragazzo morto e le comete”, e ancora, a Roberto Pazzi per la sua brillante uscita con “Cercando l’imperatore”. Anche la nostra scrittrice si porta dietro il peso dell’enorme successo della “Guerra degli Antò”, con la connessa tentazione di ritornare varie volte sul luogo del successo iniziale per ripeterne le mosse. Ma ha pure tentato di saltar fuori dal cerchio incantato, e ci riesce ora con “Vicini alla terra”, che intanto ha il pregio di essere, almeno per quanto mi risulta”, l’unico “instant book” ricavato, per il momento, dai disastrosi terremoti da cui è stato colpito il corpo centrale del nostro Paese. Anche se ha deciso di affrontare questo immane disastro, diciamo così, per la porta di servizio andando a valutarlo “In corpore vili”, non sulle sventure, morti, perigliosi salvataggi degli esseri umani, bensì su quanto ha riguardato i loro poveri compagni del mondo animale. Intervento alquanto fatuo e di secondaria importanza? La Ballestra è ben consapevole di un dubbio, o di una critica del genere, ma può difendersi ricorrendo a qualche massima di saggezza popolare, prima fra tutte quella che ci avverte che “non si vive di solo pane”. Per una salute alimentare, o in via traslata anche psichica, conta, eccome, il companatico. E non si può dimenticare la parabola evangelica della peccatrice Maddalena che, giunta al cospetto di Cristo, si dà a ungergli i piedi con un raffinato balsamo, suscitando i mormorii di protesta degli Apostoli, vittime proprio della sindrome che prima viene il necessario, come sarebbe dare da mangiare agli affamati, e solo dopo c’è posto per il superfluo. In proposito, e per parare la velenosa obiezione, la Balestra cita un caso macroscopico, riferendosi alle sciagure della Bosnia, alle miserie patite da quella popolazione, al cui ramo femminile, però, è giunta del tutto propizia, essenziale la distribuzione di rossetti per le labbra e di altri cosmetici, avvertiti come necessari prima ancora dei cibi. E così pure ai poveri anziani vittime delle varie scosse sismiche è stato di estremo conforto che le squadre di salvataggio gli riportassero i gatti domestici, o i cani. In qualche caso sono state di conforto perfino le galline, non parliamo poi dei bovini, indispensabili anche per riavviare le pratiche delle povere economie contadine. E dunque, si legge con commozione questo diario di tanti salvataggi, resi difficili non solo per la necessità di scavare nelle macerie, ma anche per tutelarsi dallo spirito aggressivo dei poveri animali, diffidenti proprio nei confronti di chi pure cercava di portarli in salvo. E dunque molte volte c’è stato bisogno di una guardinga procedura per neutralizzare l’aggressività istintiva delle povere bestie, diffidenti di chi pure le avvicinava con i migliori propositi.
Magari, a conti fatti, ci si può porre il quesito quale sia mai il possibile tratto comune tra una narratrice che al suo esordio è stata capace di tessere una stupenda saga eroicomica sui disagi, traumi, crisi di un mondo adolescenziale, e invece questa accorata descrittrice di tante minute e modeste operazioni al recupero, decisa quindi a “volare basso”, a suonare una modesta zampogna rurale. Probabilmente quello che resiste da un caso all’altro è una natura dell’autrice che potrebbe corrispondere al ruolo di una sorella maggiore, beffarda ma anche commossa dai casi di quel mondo giovanile di cui lei stessa era partecipe, ma da una posizione di dominio e di superiorità. Ora da uno spirito sororale si passa a uno da dirsi quasi materno, ma pur sempre nel segno di un’’attenzione vigile a percepire i vari segnali emergenti dalla realtà, anche se il carattere drammatico della presente occasione non consente certo i toni della satura e dell’ironia, non resta che affidarsi a un commento accorato e sommesso.
Silvia Ballestra, Vicini alla terra. Storie di animali e di uomini che non li dimenticano quando tutto trema. Giunti, pp. 140, euro 12.

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