Attualità

Dom. 17-9-17 (papa in aereo)

Papa Francesco ha preso dai suoi predecessori l’abitudine di tenere conferenze stampa per i giornalisti presenti sull’aereo che lo riporta dai viaggi all’estero. Questi suoi interventi sono improntati a un generico buon senso, che è anche alla base del suo pontificato e che gli fa ottenere consensi alquanto facili, mentre a mio avviso da uno come lui, di formazione gesuitica, si potrebbe pretendere qualche intervento sui dogmi della fede. L’ho già criticato quando, al rientro, mi sembra, da un viaggio nelle Filippine ha esortato le coppie del credenti a non esagerare nella procreazione, limitandosi a non più di tre figli. Ma se un consiglio del genere non tocca la proibizione dogmatica di non accettare alcun metodo contraccettivo che non sia quello “naturale” Ogino Knaus, si tratta di un consiglio di scarsa efficacia, nullo proprio per le parti del mondo dove la copula, come già diceva Baudelaire, è uno dei pochi piaceri dei poveri, e dunque, perché vietare loro il ricorso ai preservativi? Basterebbe consentirlo, una volta che la coppia abbia adempiuto al precetto di fare “almeno” qualche figlio.
Al rientro dalla Colombia, Papa Francesco ha esternato un altro di questi suoi alquanto vacui consigli di buon senso, quello di essere sì ospitali, nei confronti degli immigrati, ma con prudenza, con senso della misura, in modo da non superare quantitativi sopportabili. Consiglio davvero curioso, cosa dovrebbero fare le navi che ancora oggi, per fortuna in occasioni minori di numero, devono soccorrere le imbarcazioni precarie? Fermarsi quando il “numero chiuso”, lo stesso di cui domenica scorsa deprecavo l’imposizione nelle università, risulti superato, magari facendo apparire una scritta: “spiacenti, voi siete fuori numero, non vi possiamo accogliere”. Oppure, ancora peggio, sottoporli, proprio come si fa nelle università, ma su persone che se ne stanno tranquille sedute sui banchi, a un test, a una prova attitudinale, andando a salvare solo quelli che abbiano qualche conoscenza della nostra lingua? Come si vede, ipotesi grottesche, inattuabili, così come il consiglio papale che è solo di banale buon senso. Lo stesso si dica dell’invito all’integrazione dei salvati, come se non lo sapessimo, come se da quasi un decennio non ci arrabattassimo, e con noi tutta la UE, attorno a questo dilemma, come conciliare l’obbligo morale, umanitario, e anche cristiano, di salvare chi rischia la vita in mare, con un equo trattamento, una volta che sia giunto presso di noi? Per fortuna che i politici come Minniti tentano di andare oltre l’incosistente buon senso papale.

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