Attualità

Dom. 25-8-19 (tra suocera e nuora)

Un possibile governo giallo-rosso sta procedendo, per dirla in termini marinareschi, avanti adagio, quasi indietro, con tre nemici principali, che sono in ordine il Presidente Mattarella e i due leader dei partiti invitati al matrimonio, Zingaretti e Di Maio. Il Presidente, a una delle più difficili trattative mai conosciute dalla nostra Repubblica, ha assegnato appena un giorno e mezzo di incontri, con una breve estensione di pochi giorni ulteriori, lui che invece, per consentire che si formasse il pateracchio Lega-Pentastellati aveva atteso la bellezza di un’ottantina di giorni, meritando di essere qualificato, in queste mie pagine clandestine, come il contadino che attende pazientemente che il toro svogliato monti alla fine la vacca anche lei riluttante. Ora, come un duro maestro di scuola, lui che ha tollerato solo con qualche timido rabbuffo tante violazioni della costituzione da parte del riottoso coinquilino al governo, un Salvini, aiutato senza ritegno a dare la scalata al potere, minaccia gli scolaretti negligenti e svogliati intimandogli che dopo questa minima sopportazione del chiasso in classe farebbe scattare la mannaia, darebbe cioè il tanto sospirato premio a Salvini, di andare proprio a quelle elezioni anticipate nei cui confronti, appena un anno e mezzo fa, era stato così riluttante, quando invece era proprio il caso di farle. Il secondo colpevole è Zingaretti, che preferisce infliggere a se stesso e all’intero Pd una sorta di harakiri, cioè di andare ad elezioni in cui potrebbe sperare solo in un modesto e inconcludente incremento di qualche punticino, ma gli sarebbe possibile far fuori gli odiati deputati renziani, che d’altra parte hanno cominciato a lasciare il Matteo giusto per schierarsi col nuovo segretario, si pensi a Gentiloni e a Zanda, Quanto alla esternazione di Renzi, mi meraviglia che tanti titolati opinionisti non abbiano capito che è stato il classico ricorso allo stratagemma di parlare a nuora perché suocera intenda. Evidentemente Renzi non ha voluto aggredire lo stesso Zingaretti con l’accusa di silurare un possibile compromesso, preferendo attenuare l’accusa e rivolgenrsi alla persona attualmente più vicina al Segretario, e dunque concorde nel rendere difficile il matrimonio. Infatti una prima condizione per giungervi, che mi sembra imprescindibile, è di riconoscere il diritto ai Pentastellati di esprimere il capo del governo, visto che si ragiona sulla base dei numeri delle ultime elezioni politiche, e dunque i Pentastellati hanno un bel gruzzolo di vantaggio. Se loro vogliono Conte, dicevo già io stesso ancora prima della sua ottima prestazione di aperta denuncia contro Salvini, perché non concederglielo? In fondo, egli è sempre stato il meno compromesso in tutte le mosse del governo precedente, e l’unico chiaro accusatore contro il capo della Lega, su questo punto ha ragione Grillo nell’osservare che non c’è nessuna ragione di sacrificarlo, meglio lui che premiare un Di Maio, che viceversa è il terzo a remare contro, anche lui vittima di una sindrome di auto-castrazione per rispondere a umori negativi. Proprio non gli va a genio di stringere un patto di alleanza con gli odiati Pd, e alle sue spalle il solidale Di Battista gli soffia sul collo, in cuor suo il capo pentastellato preferirebbe continuare con la Lega, trangugiando i soliti amari bocconi, ma tutto gli sembra meglio piuttosto che andare a nozze con un partner odiato, nel che, ahimé, trova il segreto consenso della controparte Zingaretti. Dio salvi il nostro Paese da questa congiura, non già di innocenti, ma di colpevoli, che verranno condannati dalla storia se porteranno a conclusione il loro crimine. Ma la storia interviene tardi, quando non c’è più null

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