Letteratura

Luccone, sotto il vestito riappare il main stream

Ricevo il romanzo di Leonardo Luccone, Il figlio delle sorelle, con una bella dedica dell’autore. Mi sento quindi alquanto rattristato dal non poterlo ricambiare con un giudizio del tutto positivo. Mi sembra infatti  apparire, quasi tn punteggiato, tra le righe, quell’andamento proprio di un main streamdi cui ho lamentato la presenza già numerose

volte. L’opera è molto complicata, tanto da indurre l’Autore ad accompagnarla con un elenco dei personaggi, il che avviene normalmente nei “gialli”, in cui il lettore non deve perdere di vista l’apparire in scena di protagonisti e comparse, molto più raramente nel caso di narrazioni riguardanti fatti di vita sentimentale e familiare. Da notare che in questa pur meticolosa rassegna figura solo un Protagonista senza nome, subito seguito da Rachele, moglie, accompagnata appunto da alcune di quelle peculiarità comuni che ritroviamo in altre storie affini. Essa ci appare tormentata dalla difficoltà di rimanere incinta e di partorire, ma infine ce la fa. O sopperisce a questa mancanza una deuteragonista, la sorella Silvia?  Certo è che infine viene alla luce Sabrina. Ma perché il titolo al maschile, del “figlio delle sorelle”? Se non ci fosse il maschile, si potrebbe supporre che a rimediare alla difficoltà di procreare della moglie legittima avesse contribuito la sorella,  sostituendosi nel compito. Altri tratti comuni e ben noti: il matrimonio si scioglie, il Protagonista numero uno, degno della maiuscola, se ne va, lasciando un gran vuoto nella figlia, a sua volta caratterizzata per una opzione alquanto comune, ai nostri tempi, quella di darsi a una scelta omosessuale, ritenuta più sicura, vista la mala parata del rapporto etero dei genitori, pronti ciascuno a rifarsi una vita diversa, anche con abbandono dei luoghi del primo rapporto. Ma confesso che le rispettive schedine biografiche mi appaiono molto confuse, non sono affatto sicuro della mia lettura, del resto è l’ Autore stesso che vuole sfuggire, frapporre della distanza tra la propria trama e una possibilità interpretativa del lettore, forse proprio per il timore che, raddrizzati questi vari avvolgimenti di percorso, risulti una traccia fin troppo rettilinea. Oltre ai salti di luogo, di ubicazione della storia, ci sono anche quelli cronologici, si passa infatti, con salti continui e non troppo giustificati,  dagli anni iniziali a quelli già inoltrati, e quasi ai nostri giorni del nuovo secolo. A conclusione, e riferendomi al risvolto di copertina, potrei confermare che si tratta di un romanzo “conturbante”, ma toglierei la definizione di “struggente”, o meglio, è una prova che si distrugge da sola, lasciando il lettore nel ruolo di sconcertato spettatore.

Edoardo Luccone, Il figlio delle sorelle, Ponte alle Grazie, pp. 197, euro 16.

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