Letteratura

Pazzi, un Dio perfino troppo alla manica

√ Era inevitabile che Roberto Pazzi, continuando nella sua incessante escalation, giungesse a mettere in scena il Padre Eterno, come avviene nel suo Romanzo appena uscito, con scoperta ammissione già nel titolo. Hotel Padreterno. Naturalmente la prima mossa strategica di un’operazione del genere è di mantenere in incognito questa immensa presenza. A tale scopo, se è possibile avanzare una critica, questa sta proprio nel nome dato al protagonista, di Giovanni Eterno, mentre per il resto Pazzi sa bene che deve procedere con cautela nello scoprire le carte, mantenendo il più possibile nell’ombra il suo super-protagonista. Del resto, lo aveva capito anche il Figlio, che non si poteva esagerare nel far apparire la sua capacità di compiere miracoli, sarebbe stato un modo troppo facile per manifestare la propria natura divina. E così il nostro Signor Eterno, un anziano non privo di acciacchi e di misteriosi precedenti, si limita a compìere pochi miracoli, anche se subito all’inizio della storia non sa intrattenersi di fronte a un ragazzino, Davide, che sarà il suo compagno più fisso e continuo, quasi un secondo figlio. Il Dio in libera uscita non tarda a capire che su quel bambino grava un male oscuro, da cui lo libera con una imposizione delle mani sul capo, così conquistandosi la devozione pure della madre Anna. Se vogliamo fare il censimento degli altri interventi miracolosi della suprema potenza, non ne troviamo tanti altri. C’è la collaborazione con un poliziotto a cui spiana la strada consentendogli di assicurare alla giustizia alcuni malfattori. E infine, un mircolo davvero straripante, di cui sentiremmo tutti il bisogno, consistente nel diffondere una capacità procreativa nelle nostre donne, tanto che il gran finale del romanzo sarà nel vedere gravide tutte le protagoniste femminiì circolanti per le vie. Ma non bruciamo i tempi, torniamo all’abilità dell’autore di tuffare la grande presenza nel più completo anonimato, da anziano di poche risorse che prende dimora in un modesto albergo di terza catwgoria. Delizioso il rapporto col Figlio, che è invertito nelle parto, Infaffti Gesù si può vantare di continuo di avere una lunga pratica di questo nostro mondo, dove è vissuto per ben trentatré anni, e ne conosce i torti, i pericoli, le lusinghe, assumendo quindi la parte di badante nei confronti del genitore, che invece delle questioni terrene ne sa molto poco, e dunque ha bisogno di tanti aiuti, non solo dal figlio ma pure dal ragazzino Davide e da altri ancora, che provano pietà per quell’esistenza che sembra disancorata, abbandonata a se stessa. Deliziosi anche gli interventi di una coppia di angeli, Barachiel e Zarachiel, che intervengono cauti e prudenti tentando di riportare in cielo il Dio che ha lasciato il trono vacante. Ma lui rifiuta, vuole continuare ad abbeverarsi di quelle esperienze mondane che, diversamente dal Figlio, non ha mai avuto il modo di conoscere, ci manca poco che voglia sperimentare anche l’amore carnale. Il romanzo è un bel malloppo di circa 400 pagine, ma bisogna riconoscere che Pazzi le sa riempire di piccoli o grandi eventi, tutti a gloria, o anche a detrimento di un Eterno che passo passo è riportato a una misura perfino troppo umana. Riscattata, come già detto, dal gran finale, di quel miracolo ben visibile di cui l’Eterno si rende artefjce ingravidando tutte le donne del nostro Paese, o forse dell’intero mondo. In definitiva, riconosciamolo, il Padreterno agisce anche pro domo sua, per allargare la schiera delle persone sottoposte al suo dominio, anche se esercitato con tanta prudenza e senso del limite.
Roberto Pazzi, Hotel Padreterno, La Nave di Teseo, pp. 405, uro 20.

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