L’argomento più importante del giorno mi sembra essere costituito dall’accordo raggiunto tra l’EU e la Turchia affinché là si costituisca una sorta di campo permanente attrezzato nei modi dovuti per accogliervi i profughi provenienti da Iraq, Siria, Afganistan, in modo da evitare loro di imbarcarsi su scialuppe disastrate per attraversare il mare Egeo verso le isole greche o percercare di aprirsi un varcoe a forza lungo la rotta dei Balcani. Continuo invece a ritenere chimerica la pretesa di riuscire a effettuare un censimento, tra quanto già pervenuti in Grecia o nel resto d’Europa, per stabilire chi meriti la qualifica di rifugiato per ragioni di fuga dai conflitti, e chi invece sia mosso solo dalle cosiddette ragioni economiche di trovare condizioni migliori di vita. Difficile condurre questo discrimine, del resto chi viene da Est, e non da Sud, in genere è proprio in fuga da guerre e guerriglie interne. Il vero problema è far cessare il transito, trattenere in modi decenti chi si è spostato, anche in vista di un possibile ritorno nelle proprie terre una volta che vi si ristabiliscano decenti condizioni di esistenza. Ritengo invece che chi è già arrivato in uno dei nostri Paesi, vi debba restare ed esservi assobito, magari, se possibile, anche mediante equa distribuzione, come valida reintegrazione alla nostra scarsa natalità e alla nostra fuga dai lavori considerati bassi e sgraditi.
La Turchia offre la fortunata condizione di un cuscinetto, o anche di una specie di serbatoio adatto a bloccare i fenomeni migratori. Purtroppo questo non esiste nei nostri confronti, dato che tra la Libia e le nostre coste ci sta solo il mare, che tanti lutti ha provocato, a Chi tenti di passarlo con imbarcazioni inadeguate. Naturalmente i nostri queruli giornalisti del giorno dopo non hanno minimamente tentato di rispondere al quesito: qualcosa è cambiato su questo fronte? Ovvero l’assalto delle povere imbarcazioni ha avuto una frenata, un contenimento, o è solo l’effetto ahimé provvisorio del mare invernale in tempesta, e tra poco ricomincerà l’invasione su Lampedusa e altre basi nostrane, col doloroso corollario delle numerose perdite umane? Anche qui, il primo imperativo è di far cessare il flusso. Se la barriera di contenimento al limite delle acque territoriali non funziona, non si potrebbe pure in questo caso ragionare in termini “turchi”, ovvero l’Eu non potrebbe sborsare una somma analoga da dare a qualche potentato libico perché costituisca sulle sue coste un cuscinetto o spazio di assorbimento del medesimo tipo, magari con tutta la nostra assistenza, non solo economica ma anche militare? Infatti, con il consenso di qualche autorità libica, si potrebbe ipotizzare un intervento di nostre truppe a guardia e tutela di qualche recinto protettivo, tanto per impedire le partenze disorganizzate e precarie dei poveri migranti. Se l’Europa non affronta il problema con la stessa energia che ha dedicato al fronte del Medio Oriente, possiamo davvero lamentare una discriminazione nei nostri confronti. Tanto, in questo caso, siamo noi a fare da cuscinetto, con la connessa inevitabilità di doverci tenere chi ce la fa a sbarcare sulle nostre cose. Se no, dove li dovremmo rispedire?