Letteratura

Starnone e l’arte di insegnare

Le Edizioni Einaudi rendono omaggio a Domenico Starnone ripubblicando quattro suoi testi che si aggirano attorno all’argomento che è sempre stato al centro della sua attenzione, e anche dei capolavori narrativi che ne ha saputo ricavare, la scuola. Con vena, brio, umorismo, ma pronto anche a indossare la veste del severo giudice, che parte con la lancia in resta contro gli arbitri dei superiori, contro i mille lacci burocratici che tentano in tutti i modi di imbrigliare, limitare, interdire lo slancio del docente nell’adempimento della sua sacra missione. Naturalmente nell’occupare saldamente questa sua posizione centrale Starnone entra in concorrenza con altri che lo hanno preceduto o seguito, posso menzionare alla rinfusa il grande Domenico Rea, con Quel che vide Cummeo, dove, al suo solito, l’autore napoletano si era messo nei panni di un giovane di poca fortuna costretto alle prime esperienze scolastiche, nelle modalità a lui più sfavorevoli. Ma ci sono anche autori più giovani che hanno  fatto seguito a Starnone nel ricalcare la medesima tematica, penso a Marco Lodoli, con un recente professore addirittura tentato a percorrere la via del crimine per sottrarsi alla sua misera e stentata condizione. E abbiamo anche avuto un Tranquillo, professore, di Christian Raimo, dove il mondo si rovescia, e sono gli alunni a prendere sotto la loro tutela un docente timido e irresoluto. Del resto, anche Starnone è sempre pronto a mettersi nei panni dei discenti, a farsi difensore, contro le soperchierie di direttori, o anche di colleghi privi dell’umanità richiesta da quel ruolo. Fra l’altro, è ben noto che da questi testi del Nostro sono stati ricavati film di successo, ma, pensando soprattutto a Sottobanco, terzo testo di questa antologia, penso che l’autore potrebbe calcare direttamente la scena teatrale, o diventare il regista di se stesso, tanta è la forza, l’evidenza con cui dà la parola, in senso positivo o  negativo, ai suoi compagni di avventura, o di sventura, se vogliamo accennare ai lati negativi di quella professione-missione. Se in questi brani di proposito Starnone sta sul leggero, sul tessuto delle esperienze quotidiane che si possono fare Ex cathedra, tanto per citare il titolo di uno di questi testi, da quella provvida base egli è stato sempre pronto a partire per vicende più impegnative, di cui mi è quasi sempre capitato di parlare. Se si pensa a Prima esecuzione(Feltrinelli), il docente tutto sommato severo e inflessibile nella sua professione si vede attratto da una allieva indocile a entrare addirittura nel ruolo di un agente segreto e di un terrorista involontario, senza che però la trama sfoci in qualche cupo e irreparabile esito. E’ chiaro che la dimensione della tragedia è sconosciuta, a questo universo dedito alla commedia leggera e divertita, Come risulta anche da Scherzetto, dove assistiamo alla sconfitta del nonno severo, cui viene affidato un frugoletto tutto sale e pepe, che si approfitta di lui riuscendo a chiuderlo su un terrazzino di casa. Un bravo docente deve essere pieno di comprensione verso gli allievi, compresi i ragazzini ancora prima che raggiungano l’età scolare, e rassegnato a pagare qualche scotto alla loro intraprendenza.

Domenico Starnone, La scuola, Einaudi, pp. 473, euro 15

 

 

 

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