Attualità

Domenicale 22-11-15

Ancora una volta sono ben felice di solidarizzare con Renzi e con la sua abile linea di condotta di fronte ai recenti attentati parigini. E’ folle la pretesa di “essere in guerra” che pure viene avanzata da tante parti, e non solo dall’inguaribile spirito reazionario di tutte le destre. Solo chi non ha conosciuto una guerra vera e propria, come per esempio la seconda mondiale, può pronunciare una affermazione del genere. Dove sono i milioni di vittime che quella ha implicato? Siamo in presenza di una catena di atti terroristici cui noi Italiani dovremmo ammettere di essere ben abituati, basti ricordare le varie bombe da Piazza Fontana in su, fino all’eccidio alla stazione della mia città, con un numero di vittime di poco inferiore a quello del Bataclan e simili. E poi c’è pure pure da mettere in conto gli eccidi delle brigate rosse, le esplosioni organizzate dalla mafia per convincere il Presidente della Repubblica Scalfaro ad attenuare la stretta carceraria (la cosa è palese, inutili tuffarsi in inconcludenti dietrologie), e così via. Ridicoli sono i recenti provvedimenti presi a Bruxelles, in barba a una regola elementare: chi ha commesso gravi atti terroristici, nei giorni successi si riposa, ricarica le forze, attende che le acque si calmino per colpire ancora, e dunque dobbiamo temere per i prossimi mesi. Ancora una volta, improvvida è stata la decisione di Papa Francesco di promulgare un Giubileo in acque così tempestose, la saggezza di forze clericali e civili avrebbe dovuto trattenerlo, ma purtroppo, attorno a lui, c’è ormai il clima del “santo subito”, e se non sbaglio la blaterazione errata che saremmo in una terza guerra mondiale è di sua provenienza. Inoltre un autentico spirito laico dovrebbe esaminare anche con qualche dubbio gli strani processi all’indirizzo del Vatileaks, quali mai sono stati i segreti trafugati, e in quale misura danneggiano il “santo subito” Francesco? Però, una volta che l’azzardata impresa del Giubileo è partita, appare giusto non fermarla, bisogna sostenere la prova toccando ferro. I provvedimenti di chiusura presi ieri a Bruxelles sono una manna per i terroristi, i quali si possono ben fregare la mani dalla compiacenza, nella consapevolezza di aver raggiunto il loro obiettivo, seminando guai, crisi, blocchi paurosi nella nostra vita quotidiana. Ancora una volta, è giusto l’invito renziano a cercare di vivere nel modo più consueto possibile. Caso mai, devo dire che mi ha impensierito un grido d’allarme lanciato dal da me solitamente inascoltato rappresentante ormai numero uno dei Cinque stelle, Luigi Di Maio, secondo cui la nostra polizia non sarebbe in grado di svolgere un efficiente ruolo di sorveglianza, l’età media dei nostri poliziotti sarebbe decisamente sopra i quaranta, essi avrebbero giubbotti antiproiettile di vecchia generazione, incapaci di fare da scudo alle pallottole. Spero che Renzi, nel suo avveduto programma di tranquillizzazione, ci dia confortevoli assicurazioni in questo senso.
Ridicola è anche la pretesa che staremmo lasciando sola la Francia. Tocca a lei semmai battersi il petto per gli errori compiuti dal suo presidente Hollande, il quale per puro spirito di grandeur, per riaffermare un ormai tramontato prestigio colonialista, è andato a bombardare, seguito in ciò dal compare inglese Cameron, le città dell’Isis, è stato come prendere a randellate un nido di vespe, costringendo queste ultime a levarsi in volo e ad andare a pungere per ritorsione. I bombardamenti, per esempio su Rakka, città di circa 200.000 abitanti, non sono certo riusciti a essere “intelligenti”, sicuramente hanno fatto vittime tra i civili, il che ha gridato vendetta. Gli attentatori del Bataclan pare che urlassero “così imparate a venire a uccidere i nostri parenti”. Nei suoi termini geografici, l’Isis non è una tale potenza da dichiarare una vera guerra, e reciprocamente è molto difficile portarla contro un’entità così sfuggente, anche e prima di tutto in termini territoriali, comunque una sua pretesa avanzata in da un punto di vista geografico è del tutto possibile contenerla. Invece, quanto alla diaspora affidata a singoli attentatori, da questa è ben difficile salvarsi, bisogna sperare nei controlli di intelligence, di polizia, e soprattutto nella fortuna, che magari ci permette di non salire su un aereo destinati ad abbattersi, anche per cause del tutto naturali e senza alcuna bomba a bordo, o di non viaggiare su un’autostrada venendo investiti da un autocarro che ha sbandato. Quindi, nervi salvi, non siamo in guerra, ma certo di attentati ce ne saranno altri, senza sicure garanzie di salvarci da essi.

Standard