Letteratura

Forni Rosa: narrare “in parallelo”

Qualche settimana fa, su queste pagine “corsare”, ho recensito con favore misto a stupore il romanzo “Dopo la città” steso da un mio caro collega dei tempi lontani quando entrambi, anni ’60, frequentavamo l’Istituto di filosofia dell’Università di Bologna, oggi Dipartimento, salendo i primi gradini della carriera accademica. Poi io ho deviato verso l’arte. ma coltivando pure la critica letteraria. Credevo che lui fosse rimasto solo un valido studioso di filosofia, ma all’improvviso l’ho ritrovato nei panni di solerte e incessante produttore di romanzi. L’aggancio è avvenuto su un prodotto da lui fatto uscire l’anno scorso, “Dopo la città”, presso l’editore Manni, che lo è anche della rivista “L’Immaginazione”, allo stato attuale l’unica sede in cui la mia voce può essere espressa in pubblico, ma col divieto di parlare, bene o male che sia, delle proprie edizioni. E dunque, ogni mio commentario in merito può essere affidato solo a questa sede privata. Ora è uscito anche un ulteriore prodotto di questa attiva officina di Forni, “L’effetto di trascinamento”, che sono stato chiamato a presentare martedì scorso 4 aprile alla famosa Libreria Zanichelli, ora sotto la gestione della Lega delle Cooperative. Mi era al fianco un altro amico e collega “ritrovato”, Raffaele MIlani. E dunque, quello che segue altro non è che il resoconto di quanto da me detto in quell’occasione. Ma voglio pure fare un passo indietro, utile per confermare la varietà di interessi e di spunti di cui Forni dà prova in questa sua attività. Il terzo dei libri usciti in fitta successione contiene i racconti dell’”Appartamento segreto”, in cui si dimostra tutta la varietà di frecce nell’arco del narratore, ma anche un suo solido ancoraggio nella realtà più prosaica, da cui nelle prove recenti è andato sempre più allontanandosi. Quanta bella e sorprendente varietà, appunto, in quei racconti, a cominciare da “Un tranquillo posto di campagna”, che tale sarebbe in sé, comodo rifugio per personaggi di mezza età in cerca di pace, solo che quelle stanze sono abitate da una presenza fantomatica, anche minacciosa, pronta ad aggredire. E’ dunque un autore che rasenta le trame del romanzo nero o gotico alla maniera degli inglesi di fine Settecento, ma si avverte anche un influsso ben più vicino, dello Hitchcock di “Psycho”, nfatti ci troviamo in presenza di turbe nevrotiche che armano una mano pronta all’omicidio. C’è poi “La banda dei tre”, degna di un giallo alla Camilleri, dato che ci viene gettato in pasto il cadavere di un anziano di cui si simula la morte per suicidio, ma si scopre che è stato fatto fuori da compagni di malaffare. Tuttavia un figlio troppo “perbene” non vuole aprire del tutto quella porta, preferisce chiuderla in fretta e tornare a rifugiarsi in una capitale europea esente da quelle barbare trame. Infine, il racconto eponimo, “L’appartamento segreto”, è da mettere in linea con certi esiti freddi, asciutti, misurati di un personaggio illustre come Alberto Asor Rosa, disposto a degradarsi, a calarsi in panni modesti nei suoi recenti “Amori sospesi”.
Però il nostro Forni, dopo questa solida prova gestita coi piedi per terra, già nel precedente romanzo da me esaminato, “Dopo la città”, ha deciso di lasciarsi alle spalle gli scenari di comune quotidianità per battere invece i sentieri del futuribile della fantascienza, tutto pur di fuggire via dalla “pazza folla”. E siamo così all’ultimo nato, a questo “Effetto di trascinamento”, dove come sottotitolo compare pure la dicitura di Racconti fantastici. Ma proprio l’altro pomeriggio, al tavolo della presentazione, l’Autore ha riconosciuto la genericità di quella indicazione, ci sono tanti modi di frequentare il fantastico, quello da lui prescelto sta piuttosto nell’impostare degli universi “paralleli”, in cui i protagonisti entrano quasi senza accorgersene, alla maniera delle esperienze oniriche, tanto che non sanno bene precisare quando e come quei viaggi nell’irreale, nel virtuale sono cominciati, e dove portano. La narrazione si costruisce a labirinto, a gioco di specchi, o di scale cinesi, dove padri e figli si avvistano da lontano, si inseguono, ma senza raggiungersi. Per esplorare in misura sufficiente questa marcia a rincorrersi, a inseguire spettri sfuggenti, il narratore ha bisogno di molto spazio, per cui, a ulteriori contestazioni del titolo, questi testi non sono “racconti”, come ha osservato un presentatore della prima ora. Alberto Bertoni, che questa volta, pur in sala, ha preferito rimanere tra il pubblico, bensì dei romanzi benché brevi, tanto che nell’intero libro ci stanno appena due brani, troppo poco per poter parlare di “racconti”. E come ho già osservato, anche l’ulteriore qualifica che gli è data, di “fantastici”, appare generica, quasi depistante. Meglio parlare di un intreccio “parallelo” tra realtà e irrealtà.
Guglielmo Forni Rosa, “L’effetto di trascinamento”, Manni Editore, pp. 218, euro 18.

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