Attualità

Dom. 13-8-17 (Haftar)

Il problema dei problemi continua a essere quello dei migranti dalla Libia. Appena si intravede uno sprazzo di lice, un’ombra minacciosa viene a contrastarlo. La sacrosanta pretesa che le OGM firmino un impegno di rispetto di certe regole col nostro governo, e che sta avendo un quasi pieno successo, ha d’altra parte un lato negativo, dato che in questo modo saremo obbligati ad accogliere le persone salvate da loro. Un nostro intervento a fianco delle forze regolari della Libia non si sa se è accettato o no, da un lato a quanto pare una nostra nave-laboratorio è in piena azione a Tripoli per rimettere in funzione le loro navi costiere danneggiate dagli attacchi anti-Gheddafi, ma salta fuori la volce di un rancoroso Haftar che dichiara che comunque un qualche intervento nelle loro acque sarebbe un atto di ostilità, aggiungendo anche, cosa incredibile se vera, che nessuno da parte nostra l’avrebbe consultato, puntando in esclusiva sul debole Serraj, mal servito perfino da altre autorità tripolitane. Sarebbe di grande aiuto che sulle coste libiche si creassero degli “hub” per accogliere i respinti, o i recuperati dalle nostre navi, ma giungono voci tremende, quei luoghi sono delle carceri invivibili. Ci vorrebbe un intervento massiccio dell’ONU, o dell’EU. Giustamente si invoca un trattamento paritario rispetto alla Turchia, che con soldi della Comunità è riuscita davvero a creare una zona per trattenere l’emigrazione attraverso i Balcani. Ma là c’è un dittatore che ha il controllo totale del Paese, cosa che non sussiste minimamente in Libia. Suggestiva è pure la tesi di Haftar che la vera barriera di contenimento va posta a Sud, alla frontiera tra la Libia e i Paesi subsahariani da cui proviene il maggior numero di migranti, ma ci vorrebbe un piano faraonico di posti di contenimento della lunghezza di migliaia di chilometri. Sarebbe davvero una bella impresa se Macron riuscisse davvero a dare a Haftar i mezzi per costruire questa Maginot di nuovo genere, ma ormai la credibilità del napoleonide francese è messa a dura prova. E anche da noi le cose non funzionano, i nostri “hub” sono luoghi carcerari invivibili, del resto, proprio per un tale infimo trattamento emettono un invito implicito ai poveri confinati ad andarsene, a sgattaiolare fuori invadendo le nostre contrade e più ancora premendo alle frontiere con i Paesi del Nord, che li temono come una invasione di cavallette. Anche qui, più che una distribuzione di questi ospiti inattesi a piccoli spezzoni, sarebbe più opportuno migliorare i centri di accoglienza e di farli funzionare da filtri, da erogatori di persone nella misura che ci sia una richiesta ufficiale di questa forza-lavoro. Sempre meglio che dei migranti entrati nella clandestinità cadano vittime del caporalato e si vedano costretti a lavorare in condizioni bestiali. Ho già detto che sarebbe un sacrosanto compito dei nostri sindacati vegliare su tutta questa partita, invece che incattivirsi nella contesa con Renzi per recuperare il vecchio collateralismo col PCI cui erano tanto affezionati. L’accusa che questi migranti, una volta inquadrati e avviati a un lavoro, rubino il posto ai nostri giovani è solo una leggenda metropolitana, in quanto i nostri giovani si rifiutano ai lavori umili, preferiscono farsi mantenere da padri e nonni, se non trovano posti di buon livello. E’ da parte loro una richiesta legittima, ma allora non si dica che l’impiego dei migranti gli sottrae posti che non vogliono, e dunque si profila la possibilità di un impiego funzionale di questa enorme forza-lavoro, che potrebbe anche passare la frontiera, essere richiesta in forme esplicite da altri Paesi del benessere che si trovano di fronte al nostro medesimo problema, cioè a un rifiuto dei loro giovani a essere impiegati per lavori ritenuti bassi e sconvenienti.

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