Attualità

Dom. 28-5-17 (renzusconi)

Il tema del giorno è il profilarsi del “renzusconismo” quale unica soluzione per far uscire un governo dalle prossime elezioni, quando, prima o poi, ci si dovrà andare. In proposito noto quanto segue:
1. Nel mio piccolo, nella mia insignificanza, avevo però pronosticato già il 5 dicembre, all’esito infausto del referendum costituzionale, l’inevitabilità che si tornasse a un “patto del Nazzareno”, del resto interrotto, non lo si dimentichi, solo per ragioni personali di Berlusconi, padre padrone del suo partito, unico esempio mai prima comparso nel nostro Paese, ma ora, ahimé, seguito dall’esempio ugualmente funesto offerto da Grillo. Berlusconi aveva mandato all’aria quel patto perché lo aveva ritenuto un salvacondotto per le sue pendenze giudiziarie, e un “buono” acquisito per con-determinare l’elezione del presidente della repubblica.
2. Questo destino, di coabitazione forzata tra schieramenti opposti, non è senza dubbio positivo, ma non è neppure da demonizzare, come fanno in modi patetici e sconsiderati i nostri esponenti di un sinistrismo radicale. In fondo, un’alleanza di questo genere è in atto da tempo in Germania, ed è prevedibile anche nella Francia di Macron, il quale, nel formare il suo governo, ha proceduto a un’abile politica dei “do’ forni”, pescando tra membri sia del gaullismo sia del socialismo. Una “entente cordiale” tra questi opposti rende pure possibile il governo in Spagna, mentre non c’è nessuna possibilità che qualcosa del genere possa capitare in Gran Bretagna, dato che il Labour è caduto preda di Corbyn, proprio uno di quei sinistri spinti che costituiscano una piaga, una minaccia costante per la causa della socialdemocrazia, come un numero uno di questo schieramento, Blair, si era affrettato a notificare ai compagni di fede, rimanendo però inascoltato.
3. Vale la pena di denunciare l’ipocrisia di Pisapia (fa anche rima), che ha rinunciato a un secondo mandato come sindaco di Milano non certo per uscire dalla politica, ma per sottrarsi all’influenza renziana, ben lieto se questa sua uscita di scena avesse prodotto la vittoria dell’anti-Renzi, del rappresentante della destra. Peraltro, ammettiamolo, che l’ombra protettiva di Renzi sia pesante da sopportare, lo dimostra il raffreddamento dell’attuale sindaco Sala, proprio nei confronti del segretario Pd, cui deve la sua elezione. Ma la pretesa di Pisapia di riunire attorno a sé una coalizione di sinistra, fuori dal Pd, è del tutto irreale. Purtroppo la storia dimostra che gli elementi di un sinistrismo spinto sono i peggiori ostacoli per una navigazione vincente della socialdemocrazia. Bertinotti ha fatto cadere il primo governo Prodi, altri membri di un sinistrismo spinto hanno causato la sua successiva caduta nel governo del 2006. Oggi i Bersani e D’Alema e Speranza sono i peggiori nemici del Pd, si farebbero evirare pur di dargli i propri voti.
3. E dunque, a sinistra, nulla da fare. A quanto pare la soluzione “renzusconiana” ci porterà all’adozione del sistema elettorale “alla tedesca”. Mi permetto di ripetere che anche su questo mi ero pronunciato, auspicando che l’Unione Europea cominciasse con il valersi di formule elettorali comuni. Se così è, addio a un premio di maggioranza, peraltro oggi irraggiungibile da nessun partito,. il Pd è in calo sia per l’uscita dell’ala sinistra, sia per gli scandali suscitati ad arte dai suoi nemici, contro la Boschi e il padre del leader. Spero però che si confermi il limite per l’ammissione in Parlamento ai partiti che raggiungono il 5%. Questo determinerà l’uscita dalla maggioranza di Alfano e compagni, che rifluiranno appunto nel berlusconismo, da cui però non potranno non staccarsi sia la Lega sia Fratelli d’Italia. Magari, queste formazioni riescono a reggere un’intesa con Forza Italia in sede di elezioni municipali, ma a livello nazionale ritengo che le opposte visioni sui fronti della moneta unica e degli emigranti non possano consentire il formarsi di un blocco unitario. E dunque, certo non è entusiasmante prevedere di essere ancora costretti, nel prossimo quinquennio, a una coesistenza degli opposti, ma nessuno è riuscito davvero a “smacchiare il giaguaro”, Bersani meno di tutti, e la sua ferrea opposizione alla ex-Ditta contribuirà validamente a gettarla nelle braccia di Berlusconi.

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