Letteratura

Un valido Lucarelli ben avvolto nel mistero

Penso che Carlo Lucarelli, col recente Léon, abbia scritto una delle sue cose migliori, da giallista capace di intricare la vicenda, riuscendo persino a non pagare un omaggio troppo puntuale a una Bologna dei vecchi tempi, come invece ci aveva abituato in prove recenti. Tutto, in questo romanzo, sa abilmente di insidia, di rischio, con rinvio di una spiegazione, in quanto prontamente il narratore distrugge le piste che sembrerebbero condurre a una giusta conclusione. Già l’inizio è imbrogliato, la protagonista, Grazia Negro, non ha quasi tempo di rifiatare dopo aver partorito due gemelle, che se le vede portar via, il che ovviamente ci ricorda il film di Almodovar, ma non ci sono nel loro allontanamento delle ragioni di igiene post-parto, bensì di protezione della madre, in quanto sarebbe tornato in libertà un pericoloso serial killer, l’Iguana, che lei stessa aveva contribuito a catturare. E dunque, il destino è quello del rifugio in una nuova ubicazione e identità per sfuggire all’insidia incombente. Fin qui nulla di eccezionale, ma buona è la trovata di mettere al fianco della famigliola minacciata l’aiuto di un personaggio cieco, Simone, il che dà modo allo scrittore di riempire le pagine di buone note somatiche, quasi che avesse voluto rubare il mestiere a una compagna di banco quale Simona Vinci. Si susseguono, come detto, le cancellazioni delle piste troppo facili, a cominciare dall’Iguana stesso, che viene trovato cadavere. Questo potrebbe significare che, come vuole una certa tradizione, quel tizzone d’inferno ha lasciato sulla sua strada un complice, un imitatore intenzionato a prorogare in suo nome le azioni criminose? In effetti, c’è l’inserimento di un personaggio misterioso che sembra proprio volersi mettere sulle orme del delinquente, un tale che si fa chiamare Ray Cooper, con un gioco complesso di corse in taxi, con cui pretende di farsi portare da Bologna a Imola, proprio sulle piste del killer. Ma poi anche di lui viene ritrovato il cadavere. E proprio in questa fetta di narrazione, tra una corsa in taxi e l’altra, Lucarelli non rinuncia alla sua propensione a farci viaggiare per le vie di Bologna, con grande piacere dei nativi come il sottoscritto, che possono seguire quegli itinerari visualizzando strade e piazze. Ma anche questa è una pista falsa, simili andirivieni non concludono a nulla. Del resto, è buona regola che casi come questi si concludano in un ambito ristretto, nella casa protetta in cui Grazia è stata posta con le sue neonate. Si crede che qui essa sia al massimo della sicurezza, protetta da una congrua squadra di agenti, ma c’è l’infiltrato, il tradimento dell’ultima ora, con il corpro a corpo, la lotta per la vita fino all’ultimo sangue, con intervento provvidenziale di Simone, minorato sì, nella vista, però con forze muscolari intatte, che così ha modo di rendersi utile per un’ultima volta per poi sparire nel nulla.
Carlo Lucarelli, Léon, Einaudi stile libero, pp. 207, euro 17,50.

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