Letteratura

Broggi, un buon campione di “Prosa in prosa”

Ho dichiarato più volte che l’impresa di RicercaBO, seguito naturale del ben più riuscito RicercaRE, col trasferimento da Reggio Emilia a Bologna, si salva soprattutto a livello di testi poetici, ma per la buona ragione che questi, per essere ammessi al nostro consorzio, devono tenersi ben lontani dal “poetichese”, cioè dal cadere in esiti di una poesia facile, devota a vecchi ideali. In questo senso un valido maestro di cerimonie è Marco Giovenale, tra l’altro col merito di averci presentato un frutto straordinario di questo nuovo corso di una poesia in fuga da se stessa, come indica il titolo che il fenomeno si è dato, di “prosa in prosa”. Come si vede, non il risaputo “poemetto in prosa”, che ha già raggiunto un picco di insorpassabile grandezza con Baudelaire, ma una specie di contraddizione in termini, che sta anche a indicare un motivo ben presente nella ricerca attuale. Potremmo definirlo come una tendenza a non stare dentro il recinto dei soliti generi, ma a trapassarlo allegramente. Un buon campione di un procedimento del genere ce lo offre Alessandro Broggi, non per nulla uno dei protagonisti dell’impresa sopra accennata, assieme allo stesso Giovenale e ad altri, quali Inglese, Bortolotti, Zaffarano, Rao. Sfogliamo un suo recente libello, “Noi”, che si guarda bene dall’ostentare il volto usuale di un qualche prodotto poetico, non ci sono versi, col civettuolo andare a capo, come per dire che è merce ben rara, elisir quintessenziale da sorbirsi a piccole dosi. Qui invece le pagine si presentano piene, tutt’al più con un mancato allineamento sulla destra, ma è appena un debole segnale di irregolarità. Se ci mettiamo a leggere, sembra proprio di affrontare un racconto alquanto normale, sequenziale, se non fossero vari avvertimenti che fanno sospettare l’intervento dell’eccezione. C’è per esempio una dichiarazione di principio “La cosa più importante per noi è che qualche cosa succeda”. Si potrebbe dire che questa è anche la motivazione di qualsivoglia genere di narrazione, ma nel nostro caso interviene subito l’invocazione di “un nuovo mondo possibile”, il che sconvolge le attese di un lettore desideroso di seguire una storia “per filo e per segno”, come si dice. Qui invece ogni “consecutio” viene sottilmente alterata, ma quasi senza dare nell’occhio, Non siamo neppure al livello del “cadavere squisito”, in cui l’incongruenza nel succedersi casuale della parole appare subito manifesta. In questi testi il lettore può essere irretito per qualche tempo, crede di venire invitato davvero a seguire a una storia come si deve, prima di capire che la storia stessa sbanda, come un veicolo che non ha più direzione e prende male le curve. E poi ci sono apparizioni del tutto irrelate, come in un salone degli orrori da circo equestre, Per esempio, a un tratto, in questa corsa allo sbando compare una constatazione del tutto casuale, inopinata, irrelata: “abbiamo visto un procione”. Si può stare sicuri che in un simile viaggio al termine, non tanto della notte quanto dell’inverosimile, della sorpresa, del delirio freddo, di procioni ne compariranno tanti altri.
Alessandro Broggi, Noi, TIC edizioni, pp. 72, euro 14.

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