Attualità

Dom. 4-11-18 (Pil)

Oggi parliamo un po’ del Pil, che secondo una drammatica notizia dell’Istat ha cessato di crescere. Ma, tra parentesi, mi chiedo se questo dato, nel nostro Paese, non sia da aumentare almeno di un terzo, pari all’evasione di cui tante aziende e imprese, come ben si sa, sono colpevoli. Tuttavia stiamo pure ai dati ufficiali, e smettiamola di lamentarci, o di augurarci sostanziosi incrementi, che ormai non possono più arrivare, non soltanto nel nostro disastrato Paese, ma anche in tutti gli altri che partecipino a un medesimo livello di benessere e di maturità. Oppure, per dargli ossigeno, dovremmo adottare un consumismo sfrenato, disfarci al mutare di ogni stagione dell’intero armamentario di gadgets, telefonini e altro, o riempire il carrello della spesa di cibi già destinati in partenza a finire nella spazzatura. Ci sono invece tutte le aree sottosviluppate del mondo, che sarebbero suscettibili di crescite a numeri interi, e non a piccoli decimali. Questo dovrebbe essere l’impegno per il futuro, cioè incitare le nostre imprese e aziende ad andare a produrre in quei posti, ma non col furbesco proposito di reintrodurre poi presso di noi quelle merci prodotte a basso prezzo, bensì di procurarne un consumo in loco, a soddisfare gli infiniti bisogni di quelle popolazioni. Sarebbe un modo per dare lavoro alle nostre maestranze, quel lavoro di cui ormai noi stessi siamo avari, e invece merci, mezzi, cibo alle tante aree del sottosviluppo. Certamente è un programma utopico, in quanto, ahimé, c’è un rapporto diretto tra il sottosviluppo di quelle aree e la presenza in esse di dittature, corruzione, lotte etniche, e dunque questi insediamenti dovrebbero avvenire sotto scorta armata, con truppe pronte a difendere chi si avventuri in tali imprese. Al momento questa è un’utopia, ma prima o poi ci dovremo passare, cercare di renderla possibile, o diversamente rassegnarci ad aumenti sempre più ridotti e da misurare in pochi decimali.

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