Mi verrebbe la voglia di valermi del ben noto epiteto dantesco, da rivolgere alla nostra Corte costituzionale, attribuendole il demerito di aver compiuto “per viltà il gran rifiuto”, per il fatto di aver rimandato la pronuncia sulla legittimità o meno della nuova legge elettorale. La scusa è di non aver voluto interferire nel dibattito in corso, ma in realtà sarebbe stato tanto utile se si fosse pronunciata. Per esempio, una bocciatura della legge che al momento attuale esiste formalmente, avrebbe obbligato-giustificato la ricerca di soluzioni diverse, così invece tutte le ipotesi restano in campo, se la sbrighi un Parlamento, peraltro in totale incapacità di raccogliere una maggioranza diversa da quella che con tanta fatica si è accordata sull’attuale proposta.
Da questo torto della Corte costituzionale il discredito credo si debba estendere a tutta la nostra magistratura, Una frase stereotipata è quella che porta chiunque a dichiarare di avere “piena fiducia nella magistratura”, mentre se si facesse un sondaggio, questa risulterebbe essere la categoria pubblica meno amata e stimata nel nostro Paese, anche peggio del poco credito assegnato ai politici. Sono incredibili le lunghezze nel giungere alle sentenze, un esempio tipico è la recente sentenza sul disastro di Livorno, cui si è giunti dopo quasi un decennio dal compiersi dell’evento, inoltre ci sono troppe dimostrazioni dello spirito esibizionistico dei vari magistrati, è stata rilevata da tutti l’incredibilità della condanna proposta per il consigliere delegato delle Ferrovie dello Stato, al momento del sinistro. Pare che quanto tiene gli investitori stranieri lontani dal nostro Paese è proprio l’incredibile lunghezza con cui vengono affrontate e risolte le cause, anche al modesto livello del civile. Riconosciamo però che la colpa principale in questi ritardi costitutivi del nostro sistema giudiziario è dovuta all’infausta idea di aver introdotto obbligatoriamente il terzo livello di giudizio, il che prolunga i procedimenti, li espone al rischio di finire in prescrizione, facilmente ottenibile da quanti si possano valere di avvocati esperti, per cui, come notava Galli Della Loggia in un fondo sul “Corriere”, le persone “bene” in Italia non finiscono mai in galera. Del resto, in un Domenicale precedente, io stesso avevo esortato i quotidiani a far apparire periodicamente lo stato dei lavori, cioè la situazione processuale dei vari accusati di frodi e di speculazioni in occasione dei vari terremoti. La lentezza del nostro sistema giudiziario si lascia scappare regolarmente i pesci grossi dalla rete.
Magari merita una nota di commento anche lo scandalo dell’ennesima riunione al vertice solo dei due poteri forti dell’Unione europea, o che tali si ritengono, Germania e Francia. In fondo, avevo aperto queste mie note proprio deprecando che Renzi non avesse reagito alla sua esclusione da uno di questi summit, dedicato alla questione ucraina. E’ mai possibile che l’assemblea dei governi aderenti all’Europa, così solerti nel rivendicare ciascuno i propri diritti quando si tratta di bocciare una qualche possibilità di consenso unanime, non impongano una risoluzione tale da vietare questi incontri da “primi della classe”? Si incontrino pure, la Merkel e Hollande, ma in forma privata e senza dare alcuna ufficialità a questi conciliaboli. Lascino al solo Grillo il vanto di dichiararsi padre padrone dei Cinque Stelle, rinverdendo in ciò il ruolo del partito-azienda personale nel momento che è scivolato via dalle mani di Berlusconi.