Letteratura

farfalle

Siamo in presenza di un desolante main stream in cui incontriamo tanti narratori che se la cavano passabilmente, quasi senza la possibilità di stabilire tra loro delle gerarchie ben scandite. E’ il caso di Paolo Mascheri, di cui non sapevo nulla prima che mi mandasse il suo romanzo, L’albero delle farfalle, che pare essere la sua terza fatica. Eppure non ci sono ragioni per dirne male, non riesco perfino a distanziarlo da un autore di sommo prestigio quale il francese Houllebeck. Vediamo come i conti tornino. Al centro di tutto c’è una brava massaia, di nome Costanza, tutta protesa a fare il bene della famiglia. Se si tratta del figlio Riccardo, lo spinge a fare carriera, ma accettando anche di buon grado che si arresti al livello non esaltante di medico di famiglia. E beninteso c’è pure da curare la nipotina Elena, nonché un arcigno marito Roberto, al solito, come succede ai maschi, troppo preso dai suoi interessi pratici per curare davvero i rapporti familiari. C’è pure una nuora, portatrice dell’angoscioso problema se convincere il marito a un secondo parto, oppure no. A turbare questo tranquillo quadro familiare sta in agguato la malattia, che si impadronisce del ramo debole, meno difeso, ma nello stesso tempo più generoso e protettivo verso i parenti, cioè Costanza, che entra in sofferenza per i morsi di un cancro che non le dà tregua. Ma dove non succede qualcosa del genere? Prendendo ancora come riferimento il recente Affondare di Houellebecq, l’unica differenza, non di grande rilevanza, è che nel romanzo del francese il cancro colpisce colui che si racconta, cioè il protagonista stesso della vicenda, ma appunto non fa molta differenza, visto il diario assiduo che il figlio stesso, data la sua competenza medica, riesce a stendere, fino all’inevitabile scomparsa della protagonista numero uno. E beninteso non manca il tratto sensibile della memoria, dei legami coi tempi felici di un passato, qui espressi proprio da quell’albero che si copriva di farfalle, momento di pausa, quasi paradiso terrestre in mezzo ai gusti che il male di vivere produce tutto attorno. Non è un granché, ma questo al momento passa il convento, a meno di non evocare gli spettri del giallo e della sua casistica, tanto per dare un po’ di tensione a vicende altrimenti troppo tranquille e prevedibili.
Paolo Mascheri. L’albero delle farfalle, peQuod, pp. 163, euro 16.

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