Siamo in piena pandemiologia di conduttori di talk show, che inseguono da vicino i virologi, sfruttandoli, facendosi rimorchiare da loro per strappare una fetta di audience. Dovendo fare una graduatoria, ritengo che la peggiore sia la Gruber, che viceversa si crede divenuta una potenza e si permette di essere forte contro chi reputa stia in basso nel favore pubblico. Qualche giorno fa ha trattato in modo ignominioso Maria Elena Boschi, al punto che, se io fossi stato in lei, me ne sarei andato sbattendo la porta. Questo perché la nostra Gruber aveva ritenuto che Renzi, con le sue critiche a Conte, avesse toccato il fondo dell’abisso, e naturalmente i suoi commensali fedeli le davano ragione. Invece il giorno dopo in molti, compresi pezzi autorevoli del Pd, hanno riconosciuto che le critiche di Renzi al premier per il suo malo approccio al piano per il Recovey Fund fossero giustificate e opportune. Quanto tolgo alla Gruber, sono pronto a concederlo alla Annunziata, che mi pare capace di maggiore indipendenza di giudizio. Domenica scorsa, per esempio, ha messo in croce Arcuri cercando di avere da lui assicurazioni circa l’arrivo in Italia del vaccino e la sua distribuzione, e qualche risposta l’ha avuta, ma con quale credibilità da parte di chi ha commissionato milioni di banchi a rotelle, poi facendosi paladino della chiusura delle scuole? E ora si appresta a ripetere errori del genere ordinando milioni di siringhe a caro prezzo, e ovviamente in ritardo. E non pare che neppure si sia preoccupato di far arrivare i giusti impianti frigoriferi per la conservazione del vaccino. Inoltre mi pare profilarsi un rischio enorme, proprio dalle sue parole, che cioè ci si voglia tenere a bagno Maria, in stato di dipendenza, fin quando l’ultimo degli Italiani non sia stato vaccinato, cioè fino al prossimo settembre. Ma sappiamo bene che uno degli interrogativi drammatici del momento è perché mai abbiamo ogni giorno un numero di decessi che non ha uguali in ogni altro Paese europeo. La risposta non può essere perché siamo un Paese di anziani, credo che questa sia la comune sorte di ogni nazione avanzata nell’economia e nel progresso, dove non si muore di fame o di malattie in infanzia o nella prima adolescenza. E allora? Se qualcuno per caso mi legge, conosce la mia risposta, è perché noi storniamo dal numero quotidiano delle morti normali una quota da imputare al capitolo covid, tanto, chi sta a distinguere? Il bello, o il brutto è che una risposta del genere l’ha emessa una fonte ben più autorizzata di me, intervenendo nella trasmissione dell’Annunziata, Agostino Miozzo, addirittura membro del comitato tecnico scientifico (a proposito, quanti sono i comitati, gli organi deputati e riconosciuti a intervenire in queste faccende? Chi è in grado di farne una lista e di indicare le persone autorizzate?). Lui stesso ha ammesso che non stiamo a guardare troppo per il sottile, che qualche morto ci scappa, da un computo all’altro. Io mi ero già permesso di dire che dovrebbero dirci, giorno per giorno, qual è il numero di deceduti per cause naturali, e in che rapporto statistico si pone coi deceduti nello stesso giorno in anni precedenti. Ho già detto più volte che sono pronto a scommettere sul verificarsi di un travaso, che cioè, oggi, questo numero dei morti naturali è inferiore alla media statistica, perché va a ingrossare quell’altro quoziente, tanto per tenerci sotto scacco, e per la maggiore gloria di una persistenza del contagio, la grande risorsa su cui conta Speranza per tenersi a galla. Ora gli si apre una prospettiva interessante, che il suo regno si estenda incontrastato appunto finché l’ultimo di noi non sarà vaccinato, cioè a lume di naso per tutto l’anno prossimo.