Attualità

Lunediale 26-8-19 (Conte)

Ora il gioco si è fatto chiaro e secco: Conte sì o Conte no. A suo favore ci stanno molti fattori: è stato il più risoluto nel chiudere verso Salvini, con una requisitoria confermata anche negli ultimi giorni, e dunque i Cinque stelle non possono riaprire quel forno nel momento in cui puntano decisi su Conte. D’altra parte è loro diritto chiedere di avere il premier, visto che si ragiona in base ai rapporti di forza usciti dalle elezioni del marzo 2018, dove avevano riportato un terzo dei voti. Se si disconoscesse quell’esito, si darebbe ragione a Salvini che invoca il rispetto degli attuali sondaggi. Inoltre Conte, fra tutti i membri del passato governo, è il meno colpevole di adesione ideologica ai Pentastellati. Ben peggio sarebbe se fosse Di Maio stesso a pretendere il premierato. Una buona variante avrebbe potuto essere Fico, ma lui si è tirato fuori, ben sapendo di avere la totale ostilità proprio di Di Maio. Inoltre, ritornando a Conte, su di lui c’è il pieno assenso di Grillo, e anche di molti autorevoli esponenti dell’UE, Insistere sul rifiuto di quella candidatura, tanto ovvia e opportuna, sarebbe solo lo scellerato proposito di Zingaretti di far crollare tutto solo per mandare a casa qualche deputato di fede renziana e per assicurarsi il dominio su un Pd, ma trascinato nella polvere, escluso per decenni dalla possibilità di mettere piede nel governo. Speriamo che i pontieri facciano ragionare il Segretario, fargli capire quale errore commetterebbe nel voler insistere sul rifiuto verso Conte. Quanto a Mattarella, uno che ha atteso per un’ottantina di giorni che Lega e Pentasyellati giungessero all’abominevole matrimonio, non può ora divenire l’inflessibile difensore della fretta. Se mercoledì fosse chiara la rottura tra i due promessi sposi, sarebbe forse lecito che il Presidente mettesse in cantiere il ricorso alle urne, ma se ci fosse ancora un margine per la trattativa, dovrebbe concedere un supplemento di tempo, altrimenti, al pari di Zingaretti, sarebbe colpevole di aver voluto consegnare il Paese a un dittatore in sedicesimo, che nuove elezioni insedierebbero per lungo tempo.

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